Fiabe
Ovest Europa

Prova d’amore

level 2
Difficoltà **
Temi : Famiglia

Riassunto: Un re decide di lasciare il regno alla figlia che più lo ama. La più piccola risponde di amarlo “come il sale” scatenando le sue ire. Messa in salvo dalla madre, sposa un principe. Al pranzo di nozze il re scoprirà l’importanza del sale.

C’era una volta un Re dal carattere umbratile e scontroso, suscettibile e permaloso.

Divenuto anziano decise di dividere il suo regno tra le tre figlie che aveva, in virtù dell’amore che provavano per lui.

Una per una le chiamò a sé e chiese: “Dimmi figlia quanto mi vuoi bene?”

La primogenita ci pensò un po’ su e poi rispose: “Ti voglio bene come il pane.”

Re Leardo rimase soddisfatto della risposta e disse alla ragazza di mandargli la sua secondogenita.

Appena la fanciulla entrò si accorse subito dell’umore irritabile del padre e si predispose a dare la risposta che l’uomo voleva sentirsi dare.

“Quanto mi vuoi bene?” Chiese bruscamente il Re alla figlia.

“Come il vino!” Disse subito lei.

L’uomo sorrise compiaciuto sotto i lunghi e baffi e con un gesto della mano allontanò la figlia.

“Mandami Cordelia che devo parlare anche con lei.”

Cordelia era la più piccola della tre, la più bella e dolce e di tutte e la preferita del Re.

“Cordelia”, disse con voce più gentile il vecchio scorbutico, “quanto mi vuoi bene?”

“Non si può quantificare l’amore, non c’è una misura o un modo di compararlo.”

“Cordelia”, disse il padre spazientito, “non farmi arrabbiare proprio tu, le tue sorelle mi hanno dato una risposta che mi ha soddisfatto. Attendo la tua.“

Cordelia pensò e poi disse: “Ti voglio bene come il sale!”

A quella risposta il Re cominciò a dare in escandescenze e gridare: “Come il sale? Come il sale? Il sale? Che razza di risposta! Proprio tu!”

E chiamate le guardie ordinò la morte della figlia.

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La Regina sentendo quelle grida e la decisione avventata del consorte, fece nascondere la figlia in un grosso candeliere d’argento.

Chiamò il suo consigliere e servitore più fedele e gli disse: “Porta questo candeliere al mercato e vendilo soltanto a chi giudicherai degno. A quelli che ti domandano il costo risponderai molto se dovessero avere un aspetto volgare o ignobile, e dirai un prezzo bassissimo se invece li giudicherai di animo nobile.”

L’uomo ubbidì e recatosi al mercato si atteneva alle disposizioni della Regina.

Finalmente dopo tanti cialtroni ecco avvicinarsi il Principe di Francia da tutti conosciuto come uomo generoso e retto.

Il consigliere appena il Principe chiese il prezzo, rispose una cifra talmente bassa che il giovane regnante ne rimase stupito.

“Così poco per un così bel candeliere?”

“Sì Maestà, anzi a voi, potrei persino regalarlo.”

Il Principe invece volle pagare il prezzo e caricato sul suo carro, tornò al castello.

Il candeliere fu portato nel salone dove a sera fu servita la cena.

Cordelia che non mangiava dal giorno precedente attese che non ci fosse più rumore e uscì per mangiarsi le varie pietanze.

Appena finito rientrò nel candeliere e si addormentò.

Il Principe giunse nel salone e vide che qualcuno aveva mangiato nei suoi piatti e fece chiamare la servitù.

“Credeteci Maestà, non ci permetteremo mai, avevamo sistemato come ogni sera forse è stato un topo, o magari il gatto!” Dicevano per giustificarsi mentre correvano a preparare qualcos’altro.

L’indomani avvenne lo stesso, la tavola era stata appena imbandita che Cordelia, assicuratasi di essere rimasta sola, uscì guardinga e affamata.

Mangiate le varie pietanze rientrò nel suo nascondiglio argentato.

Il Principe stavolta non mandò a chiamare nessuno certo che dovesse esserci un altro mistero e un altro tipo di “ladro” da incolpare.

L’indomani quindi fece preparare la tavola e fingendo di uscire si nascose dietro le tende.

L’ignara Cordelia, uscì dal suo rifugio.

Aveva appena cominciato a mangiare quando il Principe uscì da dietro le tende e l’afferrò.

Spaventata la fanciulla si mise a piangere e a chiedere perdono.

“Non piangere, perdonami se sono stato tanto irruento da spaventarti!” Cercava di rincuorarla il Principe che si era già innamorato di quel viso incantevole e con gentilezza le asciugava le lacrime.

“Raccontami tutto!” Disse ancora il Principe.

Cordelia raccontò della domanda del padre, della risposta che l’aveva fatto infuriare e della decisione presa dalla madre per salvarla… il resto lo conosceva già.

Il Principe fece portare il candeliere nella sua stanza e da quel momento cominciò a ordinare pranzi e cene sempre per due.

La madre preoccupata di non vedere il figlio uscire dalla sua stanza, gli chiedeva spiegazioni.

“Ho deciso che mi voglio sposare!” Fu la risposta inaspettata del figlio.

“Ne sono davvero lieta, ma si può sapere con chi di buon grado?” Chiese la Regina che di principesse in giro non ne aveva viste.

“Con il mio candeliere!” Rispose il Principe Gilberto.

La Regina che era abituata ad accontentarlo sempre in tutto, tanto era il suo amore a quella risposta trasecolò, ma per quanto disse e quanto fece il giovane Gilberto non cambiò idea.

Furono dunque organizzate le nozze e il candeliere d’argento condotto all’altare da quattro servitori, tanto era grande e pesante, ma poco prima che la cerimonia avesse inizio, nella sorpresa generale, dal quell’argenteo ripostiglio uscì la Principessa Cordelia, più bella che mai.

La Regina fra tutti fu la più felice nel constatare che il figlio non era totalmente impazzito!

Saputa la storia, volle dare una lezione a quel vecchio brontolone di Re e decise così di invitarlo a uno dei banchetti per festeggiare le nozze.

Il Re, che dal giorno in cui credeva di aver mandato a morte la figlia era molto invecchiato, giunse a palazzo, dove ad attenderlo c’erano soltanto il Principe e la Regina.

“La sposa purtroppo non si sente bene.” Dissero per giustificarne l’assenza.

Le portate cominciarono ad arrivare e quelle del Re Leardo tutte rigorosamente senza sale.

Nell’assaggiare quei piatti scipiti e senza sapore capì le parole della figlia, che l’aveva amato dando sapore alla vita, ai gesti semplici di ogni giorno e l’uomo cominciò a piangere.

Le sue lacrime salate sembravano avere il sapore di quell’amore filiale a cui aveva rinunciato.

La Regina gli chiese il motivo di quel pianto e il Re raccontò della sua decisione insana e del suo pentimento.

In quel preciso momento Cordelia che aveva ascoltato nascosta dentro il suo candeliere uscì ad abbracciare il padre che non credeva ai suoi occhi per la gioia.

I motivi per festeggiare sembravano non dover finire più e infatti sono ancora lì che festeggiano.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Bene come il sale, N°54 vol. I; da: CAROLINA CORONEDI BERTI, N°3 La fola dèl cadlir, in Al sgugiol di ragazù, fiabe popolari bolognesi (Bologna 1883)

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.