Racconti
Ovest Europa

Prezzemolina

level 3
Difficoltà ***

Riassunto: Una donna è costretta a cedere la figlia per un patto scellerato fatto con le fate. La fanciulla sarà aiutata a superare le tre prove dal cugino delle fate innamorato di lei.

C’era una volta una casa vicino all’orto delle fate. Nella casa abitava una donna incinta.

La vista di quell’orto così ricco di verdure le faceva venire mille voglie. Ad attrarla soprattutto, era un prato di prezzemolo, rigoglioso e verdissimo.

Guarda oggi, guarda domani, la donna non poteva più resistere e fatte uscire le fate dal loro palazzo, decise di scendere calandosi dalla finestra con una scala di seta.

Appena giunta nell’orto si riempì la pancia da togliersi la voglia.

Ogni giorno la vista di quel prato verde le rinnovava il desiderio di mangiarne. Attendeva che le fate fossero uscite per calarsi nell’orto e mangiare tutto il prezzemolo che poteva.

Mangia oggi, mangia domani, il prato era pieno di buchi che non potevano sfuggire alle fatate ortolane, che decisero di fingere di uscire e si nascosero per scoprire il colpevole.

“Ti abbiamo sorpresa!” Gridarono uscendo allo scoperto.

“Perdonatemi…” diceva la giovane donna “Sono incinta e non ho saputo resistere!”

“Certo ti perdoniamo ma al bambino che nascerà dovrai dare il nome di

Prezzemolino se sarà maschio o Prezzemolina se sarà femmina. Quando poi sarà abbastanza cresciuta la darai a noi!” Sentenziarono le fate.

La donna scoppiò in lacrime ma ormai il danno era fatto.

Il marito appresa la notizia gridava arrabbiato per la casa ma non servì né a restituire il prezzemolo né tantomeno a rompere il triste patto.

Nacque infine una Prezzemolina, tanto deliziosa che con il tempo i genitori felici, si dimenticarono della promessa nefasta.

Le fate invece non perdevano occasione e ogni volta che incontravano la bambina per strada le dicevano: “Bella bambina ricorda alla tua mamma quello che ci deve, noi stiamo aspettando.”

L’ubbidiente Prezzemolina raccontava alla madre delle richieste delle fate, la povera donna era talmente esasperata, che una volta sovrappensiero com’era rispose:

“Che si prendano quello che vogliono.”

La bambina riferì e le fate la presero per le trecce di capelli verdi e la condussero nel loro castello.

Quando la madre si rese conto dell’errore commesso era troppo tardi e di Prezzemolina non c’era più traccia.

Nel fondo del castello c’era una stanza nera, le fate vi condussero Prezzemolina e le dissero:

“Per questa sera deve essere tutta bianca e con dipinte ogni specie di farfalla! Se non lo farai, noi ti mangeremo come tua madre ha mangiato il nostro prezzemolo.”

Le fate uscirono, Prezzemolina si guardò intorno mettendosi a piangere perché mai avrebbe potuto finire in tempo.

In quel momento sentì bussare alla porta, andò ad aprire e entrò un giovane che si presentò come il cugino delle fate.

“Posso farlo io, basta che tu mi dia un bacio.” Le disse sorridendo.

“Da nessuno mi faccio baciare, preferisco farmi mangiare!”

Il giovane mago trovò la risposta talmente deliziosa che senza proferire altra parola, tirò fuori la bacchetta magica e trasformò la stanza così come l’avevano chiesta le fate.

Al loro ritorno furono al quanto deluse che il lavoro fosse stato eseguito tanto in fretta e quanto bene e che per questo, non potessero mangiarsi Prezzemolina.

Senza mettere altro tempo in mezzo le dissero: “Vai dalla Fata Morgana e chiedile la scatola del Giullare Felice, che ci serve!”

Prezzemolina, mezzo sconsolata e mezzo risoluta andò in contro al proprio destino.

Cammina, cammina incontrò il Cugino delle fate.

“Dove vai?”

“Dalla Fata Morgana.”

“Lo sai che ti mangerà?!”

“Non me ne importa niente! Così finalmente tutta questa storia finirà!”

“Non dire sciocchezze!” Disse il giovane mago, mettendole in mano alcuni oggetti. “Tieni, prendi questo unguento: al castello troverai una porta che cigola, tu ungi bene i suoi cardini e lei ti lascerà passare. Troverai due cani che stanno litigando, a loro dovrai dare questi due pani così ti lasceranno passare. Entrata nel castello vedrai una fornaia che pulisce il forno con le mani sarà ben felice se le darai questa scopa e vedrai che ti lascerà passare. Infine un calzolaio, mezzo calvo che si strappa i capelli che gli servono per cucire le tomaie. Dagli questo filo e anche lui, ti lascerà passare. Non fermarti mai, mi raccomando: fai quello che devi fare e torna indietro.”

Prezzemolina ringraziò, prese i regali a arrivata al castello fece tutto quello che le era stato detto.

La Fata vedendola subito le disse: “Aspettami che arrivo!”

Prezzemolina, però ricordando le parole del mago, salì le scale trovò la scatola e subito tornò indietro.

La Fata Morgana, vedendola già fuggire lontana, cominciò a gridare: “Fermatela, fermatela!”

“No di certo!” Rispose il calzolaio che non doveva più strapparsi i capelli.

 “Non ci penso proprio!” Disse la fornaia intenta a spazzare con la scopa nuova.

“No davvero!” Abbaiarono i cani che mangiavano soddisfatti ognuno il proprio pane. “Assolutamente no!” Disse la porta girando dolcemente sui propri cardini. 

Prezzemolina, ormai fuori pericolo, camminò verso il castello delle fate, ma la curiosità di scoprire cosa contenesse la scatola era così tanta che l’aprì.

Tanti piccoli omini forsennati uscirono fuori saltellando, suonando e gridando, marciavano avanti e indietro in tutte le direzioni tanto che la povera Prezzemolina non sapeva chi inseguire per farlo rientrare nella scatola e per quanto si desse da fare non riusciva a farli tornare.

Prossima alle lacrime ecco che dal nulla vide comparire il Cugino delle fate che le disse:

“Che adorabile curiosa! Se un bacio mi darai metterò fine a tutti i tuoi guai!”

“Da nessuno sarò baciata preferisco essere mangiata!”

“Che risposta deliziosa.” Disse battendo la bacchetta magica e tutti gli omini, tornarono diligenti nella scatola.

Le fate vedendola viva non potevano credere ai loro occhi.

“Bisogna che ce la mangiamo noi!” Sussurrarono tra di loro.

Quella sera, giunse anche il Cugino e non sospettando niente del suo innamoramento, tra un discorso e l’altro gli dissero:

“Domani è giorno di bucato. Chiederemo a Prezzemolina di scaldare l’acqua. Ma quando bollirà non ci butteremo i panni, ma lei. Così infine ce la mangeremo.” Conclusero soddisfatte.

Il Cugino delle fate corse subito da Prezzemolina per metterla in guardia: “Quando, le fate ti diranno di accendere il fuoco, tu dirai che è finita la legna.” Prezzemolina così fece.

Le fate le ordinarono di andare a prenderla in cantina, dove ad attenderla c’era il Cugino delle fate che la condusse in una stanza segreta.

Qui c’erano tanti piccoli fuochi tanti quanti erano le fate.

“Sono le loro anime.” Disse. “Soffia!”

Soffiando, soffiando li spensero tutti anche quello più grosso che era l’anima della Fata Morgana.

Nel buio della cantina, Prezzemolina, finalmente lo baciò.

Insieme poi, andarono a vivere nel castello della Fata Morgana e vissero felici e contenti, ungendo i cardini della porta di tanto in tanto.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: La ragazza mela N°86 vol. II; da VITTORIO IMBRIANI 16, La PREZZEMOLINA, Firenze 1877

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.