Fiabe
Ovest Europa

Sette piume e sette spade

level 1
Difficoltà *

Riassunto: La figlia più piccola del re di piume, padre di sole femmine, corre in soccorso del padre deriso, da un re rivale padre di figli maschi. La sfida mostra le abilità e la risolutezza femminile mettendo a tacere la stupidità e il maschilismo del re avversario.

C’era una volta un Re che aveva sette figlie.

Le amava e ne era molto fiero.

Sapevano di astronomia e di poesia, di matematica e di musica.

Erano aggraziate ballerine e veloci corritrici.

Nel suo stemma, aveva fatto mettere delle piume, una per ogni figlia che era nata. Così tutti lo conoscevano come il Re delle Sette Piume.

Di fronte al suo castello, c’era il castello del Re delle Sette Spade.

Questo Re, aveva sette figli maschi e aveva fatto mettere sul proprio stemma, una spada per ogni figlio.

Era un Re borioso, tracotante e non perdeva occasione, di sbeffeggiare il Re delle Sette Piume.

Ogni mattina affacciandosi alla finestra gli diceva:

Re con sette figlie

Non puoi conquistar bastiglie.

né trionfar nelle guerriglie,

Con le tue ammucchia stoviglie

Sol potrai ballar quadriglie!”

Poi, con una grassa risata e scuotendo il gran testone, si allontanava lasciando il Re delle Sette Piume, con un palmo di naso.

Il Re, era felice delle sue figlie e, avrebbe voluto rispondere a tono, ma non riusciva mai a trovare le parole giuste.

Un giorno, mentre se ne stava sconsolato, a cercare di produrre una qualche rima, che avesse senso con cui rispondere a quel tronfio, vanaglorioso di vicino, sopraggiunse Brigida, la più piccola delle sue figlie, che vedendolo corrucciato e pensieroso, corse subito ad abbracciarlo.

“Che avete babbino, cos’è che vi rende tanto triste?”

“È quel nostro vicino, Il Re delle Sette Spade, ogni giorno si burla di me e io non so come rispondere.”

“Domani”, disse Brigida dopo averci pensato un po’, “quando si affaccerà al balcone, dovrete rispondere così:

Ci penserà mia figlia a rendervi la pariglia

E a tenere alto, l’onore di famiglia!

La mia piumina, amabile e soave

Vale di più una delle vostre corpacciute spade!

Poi gli proporrete questa sfida: il più grande delle vostre “spade”, correrà contro la più piccola delle mie “piume”, fino al regno del Re di Francia, per prendergli la corona. Chi per primo tornerà indietro, avrà il regno dell’altro.” Concluse Brigida.

Il Re rimase un po’ perplesso, conosceva bene le doti delle proprie figlie, tuttavia, in cuor suo, dubitava che Brigida potesse battere il nerboruto primogenito del Re di Spade.

L’amore per le sue figlie e per la piccola Brigida, era talmente grande che infine, si convinse e l’indomani, appena il Re di Spade pronunciò per la milionesima volta la sciocca filastrocca, il Re delle Sette Piume, con gran sorriso e calma placida, lanciò la sfida che concluse con le rime di Brigida:

Ci penserà mia figlia a rendervi la pariglia

E a tenere alto, l’onore di famiglia!

La mia piumina, amabile e soave

Vale di più una delle vostre corpacciute spade!”

Il Re delle Sette Spade rise ancor più sonoramente, tuttavia, l’idea di potersi impossessare tanto facilmente degli averi e terre del vicino, lo convinse ad accettare la sfida e, tra scuotimenti di testa e risatone, ordinò al figlio di partire l’indomani. Senza fare troppe raccomandazioni, dando per scontato, l’esito della competizione.

All’alba, la Principessa Brigida, vestita di tutto punto come un cavaliere, tanto da poterla scambiare per un fanciullo, con un balzo salì in groppa alla sua agile cavallina, e partì, senza quasi dare tempo al suo avversario, di montare sul proprio cavallo.

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Un grande e grosso cavallo nero, bardato alla perfezione con la gualdrappa ricoperta di un fine tessuto e ornata di nappine.

Il Principe Cecilio, un po’ confuso e irritato, per essersi fatto battere proprio alla partenza, spronò il cavallo all’inseguimento di Brigida che, ormai cavalca veloce verso una fitta foresta.

L’agile cavallina saltava abile le radici sporgenti, aggirava i grandi tronchi degli alberi secolari, si abbassava per evitare i rami frondosi e procedeva rapida senza paure.

Il grosso cavallo di Cecilio, invece, non faceva che restare impigliato con le nappine nei rovi, inciampare nelle radici e incastrarsi in grossi rami, per liberarsi dai quali, si impennava e scalciava, con il risultato che quegli stessi rami andavano a rifarsi, sulla faccia del povero Cecilio.

Intontito e arrabbiato, cercava di tener dietro a Brigida che, intanto, si andava arrampicando sulla parete di una ripida montagna.

La cavallina, saltava di roccia in roccia quasi fosse un camoscio, mentre dietro Cecilio e il cavallo arrancavano.

Per un metro che riuscivano a salire, ne scivolavano indietro di tre.

Brigida giunse infine al fiume.

Un fiume impetuoso e dalle acque profonde, da cui affioravano di tanto in tanto, la cima di qualche pietra scivolosa.

La cavallina si soffermò appena sul greto e, con salti rapidi e precisi, quasi non avesse peso, leggera come una piuma, volò dall’altra parte.

Madidi di sudore e avvolti dai rovi con rami e foglie che spuntavano dai capelli e dalla criniera, rendendoli davvero una buffa creatura da osservare, quasi a cercare refrigerio, dopo quell’inutile meta guadagnata con tanta fatica, si gettarono in acqua.

La corrente li trascinò via.

La strada si fece più tranquilla e Brigida, giunse infine al castello del Re di Francia.

Stanca ma felice, cercò un luogo dove riposarsi un poco.

Mentre passeggiava tra le strade del regno, vide che il giardiniere del Re cercava un aiutante.

Brigida e le sorelle sapevano riconoscere ogni pianta, avendo studiato anche di botanica.

Sotto mentire spoglie di fanciullo, Brigida, si presentò al giardiniere che, si mise a sondare le conoscenze del giovane.

Sorpreso da tanta competenza e preparazione, il giardiniere assunse Brigida che già dal successivo giorno, cominciò a lavorare tra le siepi del giardino, rivelando così le sue nozioni di arte topiaria.

Dalle finestre del palazzo, il giovane Re osservava quell’abile giardiniere pieno di grazia.

Più lo guardava e, più se ne innamorava.

“Madre cara”, disse il Re innamorato, “quel giovane giardiniere, ha rubato il mio cuore, sono certo sia una ragazza.”

“A me non pare.” Disse la Regina. “Tuttavia c’è un modo molto semplice di vedere se è un ragazzo o una ragazza, invitalo a tirare con l’arco. E così potrai valutare.”

Il Re invitò il giardiniere a tirare con l’arco.

Nel cortile del castello aveva fatto sistemare dei bersagli a grande distanza.

Il primo fu il Re che con destrezza riuscì quasi a colpire il centro dei bersagli.

Brigida imbracciò l’arco, lo tese e una dopo l’altra scoccò le frecce che andarono a colpire il centro esatto di ogni bersaglio.

“Avete bisogno di altro, Maestà?” Chiese Brigida con grazia e un po’ di compiacimento.

Il Re era allibito, “…Non solo sa tirare con l’arco ma ha fatto solo centri.”

Il Re tornò a confidarsi con la madre.

“Potresti sottoporlo ad altre prove ma credo che soltanto una possa rivelarci la sua reale natura: devi invitarlo a fare il bagno insieme a te.”

Il giovane Re arrossì all’idea ma infondo era davvero il modo più semplice.

Brigida nel sentirsi rivolgere tale richiesta sobbalzò ma cercando di dissimulare il proprio imbarazzo rispose che molto volentieri avrebbe accompagnato il Re al fiume, anzi ne era particolarmente felice, perché amava moltissimo nuotare e l’invito era davvero un grande onore.

Mentre parlava nella sua mente pensava ad un piano e capì che era l’occasione che il destino le aveva offerto per portare a compimento il suo progetto.

L’indomani di buon mattino i due giovani si recarono al fiume, fianco a fianco ognuno sul proprio cavallo, scherzando amabilmente lungo tutto il tragitto.

Il Re cercava di trovare un indizio nel modo di piegare la testa, nello sguardo ma continuava a non capire…

Arrivati al fiume il Re si tolse i vestiti e tutto nudo si gettò in acqua!

Mentre Brigida con calma fingeva di togliersi gli abiti, la cavallina cominciò a nitrire nervosa ad agitarsi e sciolte le briglie corse via…

“Oh povero me!” Disse Brigida “non so cosa sia successo, la mia cavalla è fuggita! Torno subito!” Disse gridando mentre si allontanava per inseguire la cavalla che l’attendeva poco lontano.

Corsero così a palazzo, Brigida trafelata e fingendosi preoccupata si presentò alla Regina.

“Maestà, suo figlio mi ha mandato a prendere scettro e corona. Mentre stavamo facendo il bagno qualcuno ha rubato i suoi abiti e adesso le guardie non lo riconoscono e lo vogliono arrestare perché sta facendo il bagno nel fiume del Re…” Disse tutta concitata.

La Regina senza dubitare un attimo le consegnò scettro e corona, rimanendo a lungo alla finestra per salutare quel giovane gentile e premuroso e vederlo allontanarsi.

Il viaggio di ritorno fu più breve o almeno così parve a Brigida, tanto era felice della sua impresa.

La sua vittoria fu festeggiata per giorni:

-La vittoria è della piuma

Ed il re di spade schiuma

Dalla rabbia e il disonore

Ma non può serbar rancore.

La battaglia è stata vinta

E di Brigida la chioma, di verde alloro è stata cinta!

Il Re di Spade paga pegno

E consegna il proprio regno,

La lezione, al fin è impartita,

La morale è garantita:

Non c’è differenza alcuna

Ogni nascita è una fortuna,

Figlio o figlia

È una uguale meraviglia!-

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: La prima spada e l’ultima scopa N°124 vol. II; da Cunto d’le duie mercante, pubblicata da VINCENZO DELLA SALA, in Giambattista Basile, Napoli (1883, a. 1, n.1, pp.2/3)

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.