Racconti
Ovest Europa

Ochina

level 2
Difficoltà **

Riassunto: Un’oca si fa realizzare una casa di ferro, con la quale sventa gli attacchi di una volpe che vorrebbe mangiarla.

C’era una volta uno stormo di oche in viaggio verso sud dove andavano per deporre le uova.

Giunte a metà una di loro fu costretta a fermarsi: “Mi spiace sorelle care, ma devo subito fare le mie uova. Devo fermarmi qui.”

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Le sorelle provarono a convincerla ma la poverina sapeva che non avrebbe potuto continuare il viaggio.

Si abbracciarono promettendosi di rivedersi al loro ritorno, così mentre le altre volavano via lei si diresse verso il bosco.

Una grande quercia attrasse la sua attenzione e giudicò che quello fosse il posto ideale dove deporre le uova.

Si accovacciò e fece il suo uovo.

Stanca ma felice, lo coprì con delle foglie e si allontanò per cercare qualcosa da mangiare.

Al suo ritorno l’uovo era scomparso.

Disperata Ochina pensò di salire sulla cima della quercia e deporre un altro uovo ben nascosto tra i rami.

Tutta felice si allontanò per mangiare.

Ancora una volta però, al suo ritorno, trovò il nido vuoto.

Ochina capì che non poteva essere casuale e che doveva trattarsi di un furto fatto da una volpe.

Senza perdersi d’animo si recò in città e andò dal fabbro: “Signor Fabbro potrebbe farmi una piccola casa di ferro per me e i miei anatroccoli?”

“Certo Signora Ochina, se lei potesse farmi cento uova.”

“Con molto piacere!” Acconsentì Ochina e subito si accovacciò per deporre le uova, mentre il fabbro colpiva con il martello i chiodi per fissare le pareti della casa.

Ad ogni martellata corrispondeva un uovo e in breve tempo sia la casa che le cento uova furono fatte: ognuno soddisfatto per il risultato ottenuto.

Ochina si prese in spalla la sua casa, salutò e ringraziò il fabbro e fece ritorno al bosco.

In una radura vicina ad un ruscello, Ochina mise la sua casa: “ É proprio il posto adatto ai miei anatroccoli!” Disse.

Si chiuse dentro e cominciò a deporre le uova in santa pace.

La Volpe intanto era tornata alla quercia ma non aveva trovato né oca né uova.

Si aggirava nel bosco quando si imbatté nella casa di ferro. Gentilmente bussò.

“Chi è?” Chiese Ochina.

“Sono Volpe.”

“Cosa vuoi?”

“Vorrei entrare.”

“Sto covando.”

“Vorrei entrare lo stesso.”

“Ma tu mi vuoi mangiare.”

“Sciocchina ma che vai a pensare… fammi entrare.”

“No!”

“Bada Ochina che se non mi fai entrare: Come una furia salto su e tutta la casa butto giù!”

“Fai pure” disse Ochina: “Come una furia sali su ma la mia casa non butti giù!

La Volpe con un balzo salì sul tetto e BADABUM BADABAM si mise a saltare a più non posso, a piedi pari su e giù come una furia ma la casa di ferro neppure se ne accorse.

La Volpe, stanca e umiliata per il tanto inutile saltare, scese dal tetto e se ne andò mentre l’oca rideva soddisfatta.

Passarono i giorni senza che la Volpe si facesse vedere.

Nel frattempo dalle uova erano nati tanti morbidi anatroccoli, che Ochina curava amorevolmente.

Quand’ecco che un giorno sentì nuovamente bussare.

“Chi è?”

“Sono Volpe.”

“Cosa vuoi?”

“Domani c’è la fiera giù in città potremmo andarci insieme!”

“Che bella idea!”

“Allora ti passo a prendere… a che ora vuoi che passi?” Chiese la Volpe gentilmente.

“Alle 10.” Rispose Ochina.

“Va benissimo.” Disse Volpe salutando da vecchia amica.

L’indomani Ochina si alzò di buon’ora e alle 8 salutò i suoi piccoli raccomandando di non aprire a nessuno.

Chiuse la porta e si avviò verso la fiera.

Alla fiera Ochina comprò una zuppiera e felice del suo acquisto si rimise sulla via del ritorno.

Intanto la Volpe, alle 9 si presentò davanti alla casa di Ochina e cominciò a bussare insistentemente.

“Chi è?” Chiesero gli anatroccoli in coro.

“Sono Volpe!”

“La mamma non c’è è andata alla fiera.”

“Aprite!”

“No! La mamma ha detto di non aprire a nessuno!”

“Vi mangerò dopo!” Disse la Volpe mentre già correva a perdifiato verso la fiera.

Ochina da lontano vede la Volpe e senza neppure avere il tempo di pensare capovolge la zuppiera e ci si nasconde dentro.

Arriva la Volpe trafelata e vedendo la zuppiera disse, “Che bell’altare, voglio dire una preghiera.”

Si inginocchiò e prima di ripartire lasciò un soldo come elemosina.

Arrivata alla fiera la girò in lungo e in largo ma di Ochina ovviamente non c’era traccia.

Intanto mamma oca è tornata dai suoi anatroccoli, e tutta felice li stringe tra le sue ali.

La Volpe furiosa e trafelata torna alla casa di Ochina e bussò.

“Chi è?”

“Sono Volpe, perché non mi hai aspettata?”

“Era così caldo che ho pensato di anticiparti e poi credevo che ci saremmo incontrate per strada.”

“Io non ti ho vista.”

“Io sì, ero dentro l’altare!” Rispose con voce canzonatoria Ochina.

“Ochina Apri!”

“No perché mi mangi!”

“Bada Ochina che se non mi fai entrare:

Come una furia io salto su! Tutta la casa ti butto giù!”

“Fai pure” disse Ochina: “come una furia tu sali su, ma la mia casa non butti giù!”

La Volpe con un balzo salì sul tetto e BADABUM BADABAM ma anche stavolta la casa non si mosse.

La Volpe stanca e affamata tornò a nascondersi nel bosco senza farsi vedere per giorni finché ancora una volta tornò a bussare alla porta della casa di ferro.

“Chi è?”

“Sono Volpe, sabato c’è il mercato potremmo andarci insieme!”

“Che bella idea passa a prendermi alle 8!”

“Va benissimo.” Disse la Volpe salutando Ochina come una buona amica.

Giunge sabato, Ochina prima ancora dell’alba era già in piedi, raccomandò ai suoi anatroccoli di non aprire a nessuno ed uscì per andare al mercato.

Alle 7 in punto la Volpe bussò alla porta ma ancora una volta a rispondere furono gli anatroccoli: “La mamma non c’è è andata al mercato!”

La Volpe fece appena in tempo a sentire la risposta che come un ciclone si mise a correre verso il mercato.

Mentre si aggirava tra i banchi di verdura e ammirava una grossa zucca, Ochina vide arrivare la Volpe, con gli occhi di fuori per la gran corsa e la rabbia.

Ochina fece svelta un buco nella zucca e tutta spaventata vi si infilò dentro.

La Volpe intanto guardava tra le merci, sopra e sotto, a destra e a sinistra ma di Ochina non c’era traccia. Camminando tra una fila e l’altra arrivò al banco delle zucche e affamata com’era si mise a dar morsi a tutte le zucche in cerca di quella più dolce e matura.

“Questa è vecchia, questa è acerba…” Commentava continuando a mordere, e assestò un gran morso proprio alla zucca di Ochina che per la paura fece la cacca.

Sentendo quell’orribile sapore, la Volpe disgustata fece cadere la zucca che rotolò via, giù per una scarpata andando a spaccarsi su una pietra liberando Ochina, che svelta e un po’ turbata corse a ripararsi nella sua casa.

Delusa e sconsolata, la Volpe si incamminò verso la casa di ferro.

La Volpe bussa.

“Chi è?”

“Sono Volpe, perché non mi hai aspettato?”

“Dovevo comprare una zucca…”

“Anch’io sono andata a comprare le zucche ma non ti ho vista!”

“Ero dentro quella più grossa che hai fatto rotolare via!”

A sentire quelle parole la Volpe fu accecata dall’ira!

Bada Ochina che come una furia io salto su! tutta la casa ti butto giù!”

“Fai pure” dice Ochina: “Come una furia tu sali su, ma la mia casa non butti giù!”

La Volpe con un balzo sale sul tetto e BADABUM BADABAM.

Nonostante il gran saltare la cosa ovviamente non si mosse.

La Volpe umiliata scese silenziosa per sparire nel bosco e non farsi più vedere. Passarono alcune settimane quando il silenzio del bosco venne spezzato da un gran starnazzare di voci: Quak, quak, quak, quak, quik, quik, quik, quik.

Erano le sorelle di Ochina che facevano ritorno insieme ai loro anatroccoli.

Ci fu un gran sbattere di ali e incrociar di becchi!

Appena videro la casa di ferro pensarono di farsene una uguale.

Ancora oggi, camminando nel bosco potrete imbattervi nel villaggio delle case di ferro dove vivono le oche.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Le ochine N.94 vol.II; da collezione privata, raccolta dalla Signora OLGA COCCHI che fornì il manoscritto a Calvino; L’ochine, Siena, Inedita.

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.