Fiabe
Ovest Europa

L’Oca

level 1
Difficoltà *

Riassunto: Due sorelle risollevano le proprie sorti grazie ad un’oca che defeca monete d’oro. Le vicine invidiose sottraggono l’animale con l’inganno, creando così l’occasione per le due fanciulle di incontrare il re che ne sposerà una rendendole ancora più ricche.

C’erano una volta due sorelle, due bellissime fanciulle rimaste orfane e per questo divenute ancora più povere.

Tuttavia nonostante avessero perso tutto non avevano perso il garbo, la gentilezza e la grazia.

Riuscivano a vivere solo in virtù del loro lavoro di filatrici.

Il filo prodotto lo vendevano al mercato e con i pochi soldi compravano il necessario per mangiare.

Un giorno passeggiando tra le bancarelle videro una magnifica Oca dalle piume bianchissime e il becco talmente giallo che sembrava d’oro zecchino.

“Che magnifico animale, com’è bella!” Dicevano le due ragazze ammirate.

“Compratela”, disse il venditore, “non costa poi molto.”

Arianna e Sofia erano titubanti, ma il mercante le riempì talmente di chiacchiere che alle fine cedettero alla tentazione e comprarono l’Oca.

Le due fanciulle presero ad amare quell’animale quasi fosse una sorella, se ne prendevano cura e la portavano a dormire nel loro letto.

La sera, prima di addormentarsi, le due sorelle si scambiavano pensieri e confidenze e a questa conversazione prendeva parte anche l’Oca con alcuni suoi sommessi qua-qua di approvazione.

Accadde una mattina: l’Oca invece di fare la cacca come faceva sempre, si mise a fare monete d’oro.

Sembrava che al posto dell’intestino avesse la zecca e fabbricasse monete invece di escrementi.

Ogni tanto le sorelle sentivano un tintinnare gioioso e argentino, quasi fosse un sonaglio e accorrevano per raccogliere quella pioggia di monete scintillanti appena coniate.

Con tutti quei soldi finalmente Sofia e Arianna cominciarono a vivere più tranquillamente.

Comprarono abiti nuovi e cibo migliore, sistemarono la casa che era sempre stata decorosa ma la resero più bella e accogliente, concedendosi qualche comodità.

Tutti quei cambiamenti però non sfuggirono a due vicine invidiose, che da sempre non potevano soffrire le due le sorelle perché erano molto più belle di loro, e vedendo che godevano di qualche fortuna cominciarono a voler scoprire quale ne fosse la causa.

Un giorno mentre allungavano il collo oltre la siepe, per curiosare nel giardino di Arianna e Sofia, videro l’Oca intenta nel liberarsi della sua solita scarica di monete. Subito giunse Arianna che ringraziando con una carezza l’animale, raccolse le monete e le mise in un sacchetto.

“Ecco come fanno, dobbiamo assolutamente avere quell’animale!” Si dissero le due invidiose.

Pensarono e ripensarono e dopo qualche giorno decisero di recarsi dalle vicine, indossarono gli stracci più brutti e si misero in faccia certe espressioni tristi che avrebbero commosso anche un uomo con il cuore di pietra, figuriamoci due creature gentili come Arianna e Sofia.

“Care, carissime, siamo venute a chiedervi aiuto. Come potete vedere siamo in grande difficoltà…” Piagnucolava una, mentre l’altra si soffiava rumorosamente il naso e assentiva alle parole con ampi cenni della testa.

“Abbiamo bisogno di un miracolo per poterci risollevare e non morire di fame.” Singhiozzavano false

Non fu neppure necessario che lo chiedessero, tanto era il buon cuore delle due sorelle che furono loro stesse ad offrire per qualche giorno la loro Oca.

“Trattatela bene”, si raccomandavano Arianna e Sofia, “perché per noi è come una di famiglia.”

Le due vicine tutte sorrisi e moine presero l’animale e lo portarono a casa volendola mettere subito a lavoro…

“Avanti bestiaccia!” Le strillavano minacciose “Avanti fai il tuo dovere!”

Per quanto quelle due starnazzassero però, l’Oca non sembrava capire, abituata com’era alla gentilezza delle “sue” sorelline.

“Quanto dobbiamo aspettare, dacci i soldi!” Urlarono ancora in malo modo.

A quell’ennesima richiesta l’Oca si decise e con un sonoro peto cominciò a spruzzare cacca ovunque!

Cacca sui mobili, sul pavimento, cacca sulle pareti e sul soffitto, sulle due donne che strillavano come ossesse e scappavano per ripararsi da quella mitragliatrice fecale!

A fiotti, a spruzzi quasi fosse una fontana, zampillava cacca a più non posso!

“Smettila, smettila!” Gridavano le due malcapitate ormai irriconoscibili sotto tutto quella coltre di cacca.

Arrancando e scivolando sul pavimento, una delle donne raggiunse l’Oca e presa per il collo la strattonò così forte che questa cadde morta.

Il povero volatile fu gettato dalla finestra in una scarpata e rotolò giù vicino ad un piccolo sentiero.

Da quelle parti, per recarsi nei suoi terreni di caccia era uso passare il Principe. Anche quel giorno in compagnia dei suoi fedeli cani si aggirava tra quei boschi.

L’Oca, che in realtà aveva solo finto di essere morta, se ne stava rintanata nell’erba alta per ritrovare le forze e riprendersi dallo spavento di quel grosso capitombolo e cercare poi la strada per tornare dalle sue sorelline.

Quando all’improvviso, sentì gli spari e il latrare dei cani, si rintanò dunque più che poteva, sperando che anche quel pericolo passasse presto.

Il Principe invece, si mise a camminare proprio su quel sentiero, convinto che l’animale che aveva ferito si fosse rifugiato proprio in quel cespuglio ma, appena si avvicinò, l’Oca aprì le sue grandi ali e cominciò a strillare e starnazzare così forte, che il Principe si spaventò e cadde e l’Oca allora cominciò a beccarlo con tale violenza che sembrava non si volesse più staccare!

“Aiuto, aiuto!” Si mise a gridare il povero Principe la cui unica colpa era quella di andare a caccia.

Richiamati da quelle grida cominciarono a giungere da ogni parte del paese, ma per quanto cercassero di staccare quell’uccello furioso, nessuno ci riusciva e a stento, trattenevano le risa perché era davvero una scena buffa: un cacciatore, attaccato dalla sua preda.

Giunsero anche Arianna e Sofia come se avessero seguito il filo segreto che le univa alla loro Oca, che finalmente vedendole si calmò, lasciò andare il povero malcapitato Principe e corse ad abbracciarle con le sue grandi ali.

Il Principe vedendo con quanta dolcezza quell’Oca che aveva creduto essere l’animale più malvagio sulla faccia della terra, trattasse le due fanciulle, volle sapere la loro storia.

Sofia raccontò dell’acquisto al mercato dell’animale, dei denari e di come l’avessero data in prestito a quelle due vicine che invece non si erano comportate bene.

Le due vicine meschine e invidiose, nonostante fossero state ampiamente punite dalla cacca dell’Oca si ritrovarono in una situazione che poteva definirsi ancor più marroncina, a causa della loro disonestà, infatti, furono condannate alla prigione.

Poiché dal primo momento che aveva visto Sofia si era inamorato, il Principe, che aveva un fratello, cominciò ad invitarle a corte talmente spesso, che in poche settimane le due coppie convolarono a nozze.

A portare il velo delle spose fu l’Oca che da allora visse per sempre servita e riverita e, tutti furono felici e contenti.

Barbara Lachi from: CARMINE DE LUCA, “L’Unità, Giambattista Basile, Il Pentamerone”, Fiabe scelte e tradotte per L’arca Società Editrice de l’Unità Spa, Roma1996, “La papara/ La papera” p. 107, da GIAMBATTISTA BASILE, Il Pentamerone o Lo cunto de li cunti, ovvero il trattenemiento de’peccerille. (Napoli, 1634/1636)