Racconti
Ovest Europa

La Prova della scarpa

level 3
Difficoltà ***
Temi : Eroi Famiglia

Riassunto: A causa della gelosia, per screditare un avversario, Il consigliere del re, ne calunnia la sorella. La ragazza con uno stratagemma riesce a smaschera l’imbroglione salvando la propria virtù e la testa del fratello.

C’era una volta un giovane scrivano, talmente bravo che il Re di Spagna lo volle alla sua corte per occuparsi di tutta la corrispondenza.

La calligrafia del giovane scorreva leggera sui fogli di carta pergamena tanto che il Re si incantava a guardarli e gli pareva che le lettere dell’alfabeto prendessero vita e come uccelli si librassero nello spazio di quei fogli.

Fu con grande rammarico quindi, che un giorno lesse la lettera del Re del Portogallo, con cui aveva un fitto scambio.

Missiva dopo missiva, infatti, il Re portoghese si era innamorato di quella scrittura bella ed elegante per cui chiedeva di inviare alla sua corte, quello scrivano talentuoso, perché voleva che diventasse il suo segretario.

Il Re di Spagna non poté dire di no anche se era molto affezionato al giovane.

Egli aveva una sorella più piccola alla quale era legato da un profondissimo affetto e dato che non poteva portarla con sé, per non sentire la reciproca lontananza, i due si fecero fare il ritratto.

Così, ogni qualvolta, avessero avuto nostalgia l’una dell’altro avrebbero potuto guardare l’immagine dipinta.

l pittore faticò non poco a trovare la giusta sfumatura per rappresentare il colore dei capelli della giovane: che sembrava avere in testa fili di oro rosa.

Alla corte del Re del Portogallo il giovane segretario divenne subito il preferito, suscitando le gelosie del Cavaliere Bramante, Gran Consigliere del Re.

Il Cavaliere faceva di tutto per metterlo in cattiva luce e non perdeva occasione per parlarne male.

Il giovane passava spesso le sue ore libere nella propria stanza a guardare il quadro della sorella e a scrivere lunghe interminabili lettere nelle quali raccontava la vita alla corte portoghese.

Quel suo assentarsi non sfuggì al Cavaliere che scoperto il quadro corse subito a riferirlo al Re.

Incuriosito, il Re volle scoprire il mistero e vedere il ritratto.

“È mia sorella…” spiegò candidamente il giovane segretario, “vive alla corte del Re di Spagna.”

Il Re non riusciva più a smettere di ammirare quel volto incantevole incorniciato da riccioli di oro rosa, mentre il giovane decantava le virtù della sorella.

“È dolce, gentile e modesta…”

Il Cavaliere tossì con una strana intonazione nella voce.

“Veramente”, disse, “io la fanciulla la conosco bene…”

Sottolineando quel -conosco bene- con un’intonazione talmente grave che il dubbio si insinuò subito nel cuore del Re.

“Impossibile!” Urlò il giovane, sbiancando per la rabbia.

Ne nacque un battibecco al quale il Re pose fine dicendo:

“Cavalier Bramante, hai un mese di tempo per portare una testimonianza di ciò che affermi. Se tra un mese sarai qui con la prova, taglierò la testa al nostro giovane segretario, se al contrario non dimostrerai quanto dici, sarai tu a perdere la testa.”

Il Cavaliere partì.

Cavalcando verso la Spagna cercava di pensare ad una soluzione, ma non riusciva a trovarne neppure una e sentiva la sua testa farsi sempre più distante dal resto del corpo.

Giunto alla corte si mise a camminare intorno le mura, sperando di avere un’intuizione, quando gli si avvicinò una vecchia.

“Non ho niente da darti vecchia, lasciami in pace.”

“Forse sono io quella che può darvi qualcosa. So cosa cercate e ve lo farò avere.”

Dopo aver preso accordi la vecchia si allontanò.

Quella notte un forte temporale si abbatté sulla città.

Cadevano fulmini e tuoni, come se il cielo fosse in guerra con la terra.

La vecchia si mise a bussare al Portone del Re, svegliando la giovane sorella del segretario che, vedendo quella povera donna infreddolita e inzuppata di pioggia la invitò ad entrare per farla scaldare davanti al camino.

“Lasciatemi pure qui”, disse la vecchia con voce melliflua, “avete già fatto abbastanza per me facendomi entrare. Andate pure a dormire, il fuoco del camino mi terrà compagnia.”

La giovane tornò nella sua camera e si addormentò talmente profondamente che non sentì la vecchia entrare e tagliarle una lunga ciocca di quei capelli dal colore così unico.

La vecchia uscì e consegnò la ciocca al Cavaliere Bramante che pagata la vecchia, salì in sella al suo cavallo e galoppò veloce e felice verso il Regno del Re del Portogallo.

Immaginate lo stupore del giovane Segretario quando vide e riconobbe i capelli della sorella.

Il Re chiuse la questione e stabilì a malincuore la data della decapitazione, dicendo al segretario di scrivere la lettera di addio alla sorella.

La giovane, non avendo ricevuto da tempo notizie dal fratello, era molto preoccupata.

Fu quindi con grande premura che lesse quella missiva tanto attesa.

Il contenuto tuttavia non era lieto come aveva immaginato.

Gli occhi della giovane si riempirono di lucciconi rendendo la lettura ancora più confusa, saltava le righe per poi tornarle a leggere, senza capirne il senso, mentre le parole affondavano nelle sue lacrime.

Fu prima presa dal dolore.

Poi dalla rabbia.

Infine, dal fervore nel volere dimostrare la propria innocenza e con questa, quella del fratello.

Aprì il suo scrigno e ne prese tutti i gioielli che possedeva e con questi si recò dal calzolaio del Re.

“Vorrei che mi faceste un’unica scarpa: dovete incastonarci tutte le pietre dei miei gioielli. Voglio che sia meravigliosa!”

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Il giorno successivo, si vestì a lutto, indossò un lungo velo nero che le copriva i capelli, quell’unica scarpa e partì.

Quando giunse in città si trovò di fronte un corteo alla testa del quale c’era il fratello in catene, condotto al patibolo.

La giovane fanciulla scese dalla carrozza e zoppicando vistosamente chiese udienza al Re.

“Maestà, quell’uomo”, disse indicando il Cavaliere Bramante, “mi ha abbandonata dopo aver trascorso la notte nella mia casa. Prima di andarsene mi ha perfino rubato una scarpa identica a questa!” Aggiunse mostrando la scarpa riccamente adornata.

Un “Oh!” di sdegno si sparse tra la folla e nello sguardo del Re che rivolgendosi al Cavaliere chiese: “È vero? Hai fatto una cosa tanto indegna?”

Il Cavaliere sobbalzò: “Non è vero! Io non conosco questa donna, né di certo le ho rubato una scarpa.”

“Pensate bene a quel che dite!” Disse la fanciulla.

“Assolutamente”, ribadì il Cavaliere, “non l’ho mai vista in vita mia!”

La fanciulla si tolse il velo e fu subito chiaro al Re che quella, altri non era che la sorella del suo segretario.

Non ci furono bisogno di grandi spiegazioni, fu facile capire che Il Cavaliere per mandare a morte il suo avversario si era inventato tutto.

Il Re ne fu assai lieto poiché dal primo momento in cui l’aveva vista ritratta si era innamorato.

Vennero organizzate le nozze, il segretario divenne Gran Consigliere del Re poiché il precedente, il Cavalier Bramante, era stato decapitato.

Immagino che lo sappiate già: vissero tutti felici e contenti… tranne il Cavaliere.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Lo stivale ingioiellato N.159 Vol. III; da GIUSEPPE PITRÉ, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, 75. La Stivala, raccontata da Rosa Brusca. Palermo, 1875

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.