C’era una volta un Re divenuto cieco.
I medici, i maghi e gli speziali intervenuti da ogni parte del mondo non erano riusciti a guarirlo.
Tutti, però al termine delle loro inutili cure avevano sentenziato che solo una piuma della coda di un HU, avrebbe potuto guarirlo.
Questo meraviglioso uccello dalle lunghe piume era molto difficile da vedere e ancora più difficile era avere le sue piume.
Si diceva vivesse nel fitto della foresta, piena di belve feroci e di pericoli.
Il Re aveva due figli.
“Il primo di voi che mi porterà la piuma avrà come ricompensa il mio regno.” Disse.
I due principi partirono.
Per giorni camminarono nella foresta senza successo.
Trascorrevano le notti sulla cima degli alberi per evitare le creature, che sebbene non riuscissero a vedere, potevano immaginare terribili, per i suoni e i lamenti che venivano da basso, non appena calava il sole.
Il fratello maggiore, riparato dal fitto della chioma dell’albero su cui era salito, dormiva ancora, quando il più piccolo venne svegliato all’alba, da un gorgheggio stridulo e acuto.
Un verso penetrante e stridente che lo aveva fatto sobbalzare per lo spavento, come se fosse stato il segnale di un cattivo presagio…
Il giovane scese dall’albero e si addentrò nel fitto della foresta, seguendo quel suono.
Vicino al fiume, il maestoso uccello stava bevendo.
Dopo ogni sorso sollevava la testa ed emetteva quel suo grido:
HUUUUUU HUUUUU.
Accortosi della presenza del ragazzo, spiccò il volo.
Dalla sua lunga coda, si staccò una piuma, che volteggiando scese tra le mani del Principe.
Felice per aver trovato finalmente la cura, corse subito a svegliare il fratello: “Nostro padre potrà tornare a vedere!”
Il fratello non si mostrò altrettanto entusiasta, della vista del padre non gli importava niente.
In quel momento l’unica cosa che capiva era che non sarebbe stato lui ad ereditare il regno.
Quella stessa mattina uccise il fratello, seppellendolo in riva al fiume.
Fece ritorno al castello e diede al padre la triste notizia che una belva feroce aveva ucciso il fratello.
Il Re riacquistò la vista, ma la perdita de figlio lo aveva reso cieco alla vita.
Passava così ore affacciato alla finestra guardando lontano, come se si aspettasse di vedere il ritorno di quel figlio tanto amato.
Sulla sepoltura del ragazzo però era nato un giunco esile e flessuoso che oscillava al vento.
Il giunco cantava:
Al mondo con perfidia
mio fratello mi strappò per invidia.
La vita mi fu rubata
per una semplice piuma fatata.
Un giorno, un pastore vide quel giunco e ne tagliò una canna per farsi un flauto.

Spesso si recava nei prati vicino al castello e seduto all’ombra di un albero, suonava il suo melodioso strumento mentre le pecore pascolavano.
Il Re che stava sempre alla finestra, udì quella musica dolcissima e chiese al pastore di entrare per allietare un po’ il suo triste cuore.
In quella melodia riconobbe però la voce del figlio:
-Al mondo con perfidia
mio fratello mi strappò per invidia.
La vita mi fu rubata
per una semplice piuma fatata.
Ora io vivo in questo strumento,
conto ogni giorno il suo tradimento
Questo mio canto è solo un tormento
Porto nel cuore un triste lamento
Padre mio caro per il tuo regno
la mia giovane vita, ho dato in pegno.
Il mio cuore spezzato, non si rassegna
a quell’anima sua: nera e indegna.-
Se il dolore per la morte del figlio poteva dirsi incommensurabile, scoprire che era avvenuto per mano del fratello mandò in pezzi il cuore del vecchio Re.
Chiamò il figlio maggiore e nuovamente chiese al pastore di suonare.
Appena il canto finì il Re disse: “Voglio che tu vada lontano, di te non voglio sapere più niente. Quel giorno sciagurato per riacquistare la vista ho perduto la luce dei miei occhi.”
Il Re andò nella foresta tutti i giorni che gli restarono da vivere.
Si sedeva sotto il giunco e ascoltava.