Fiabe
Ovest Europa

La fanciulla stellata

level 2
Difficoltà **
Temi : Eroi Famiglia

Riassunto: Una giovane rimasta orfana viene cresciuta dalla zia invidiosa della sua bellezza. Per liberarsene la rinchiude in una torre. Un principe la vede e si innamora, la zia cercherà di ucciderlo ma la nipote riuscirà a salvarlo.

C’era una volta un colle.

Su questo colle da cui si dominava l’intero lago, che appariva come un grande occhio che tutto scruta, c’era un castello in cui viveva una Gatta, la più terribile e feroce che umano abbia mai conosciuto.

A valle, sulla riva vivevano due sorelle, entrambe vedove e madri, ciascuna di una bambina.

Un giorno, la minore colta da malattia morì, lasciando orfana la figlia, che venne accolta nella casa della zia.

Il tempo passava e le due fanciulle crescevano ma, mentre la piccola orfana diveniva ogni giorno più bella, di una bellezza rara e piena di grazia, l’altra si faceva sgraziata e malfatta.

Il cuore della zia si riempì di un sentimento aspro e violento, nero e cupo come un ragno annidato nel muro.

Più passava il tempo e meno riusciva a tollerare la vista di quella nipote tanto bella.

“La farò mangiare dai gatti.” Si disse un giorno e subito le ordinò di recarsi al castello per domandarle in prestito lo staccio, sicura che la Gatta l’avrebbe divorata.

L’indomani la ragazzina partì.

Giunta a metà della strada le venne incontro una vecchia con gli abiti malmessi e un passo incerto, salutandola le chiese:“Dove stai andando?”

“Vado al castello della Gatta.”

“Siediti qui con me, tienimi compagnia.”

La fanciulla le si sedette vicino, e la vecchia disse: “Quando giungerai al castello troverai dei cani, accarezzali e loro ti faranno passare. Appena sarai entrata troverei dei gatti affaccendati, aiutali e loro di condurranno dalla Gatta. Salirai per una scala di vetro fino alla sua stanza. Lei ti ordinerà di spazzolarle il pelo e ti chiederà cosa trovi, a questa domanda dovrai risponderle che trovi oro e argento. Se farai tutto quello che ho detto avrai lo staccio e sarai salva.”

La fanciulla salutò la vecchia e proseguì il viaggio verso il castello, dove ad accoglierla trovò tre cani, lei li accarezzò con dolcezza e loro la facero passare, proprio come le aveva detto la vecchia.

Appena entrò vide un gatto forgiare delle spade e subito si offrì di aiutarlo.

Dopo aver finito entrarono insieme in una stanza dove un altro gatto stava ricamando e anche questa volta la ragazzina offrì il proprio aiuto.

Entrati che sono nell’ultima stanza trovarono ancora un gatto che stava archiviando grossi libri nella libreria in ordine alfabetico e la fanciulla, senza perdere tempo si mise a sistemarli uno per uno sugli enormi scaffali.

I tre gatti soddisfatti delle cortesie ricevute, accompagnarono la ragazzina dalla Gatta.

Sdraiata tra soffici cuscini, la Gatta muoveva la coda con morbida lentezza ritmica e stringendo i grandi occhi verdi scrutò la fanciulla nel profondo.

La stanza era avvolta dalla penombra e dal silenzio, interrotto soltanto dal sordo e basso brontolio della fusa della Gatta.

La sua voce sembrava rotolare verso la ragazzina che venne invitata a entrare.

“Vieni più vicino, lasciati guarrrrdarrre,” disse la Gatta “su quel comò trrrroverrrai una spazzola. Avvicinati e pettinami.”

La ragazzina ubbidisce.

Con dolcezza spazzola la folta pelliccia della Gatta, accompagnando ogni gesto con una carezza.

“Che cosa trrrrovi?” Chiese la Gatta.

“Oro e argento.” Rispose la ragazzina.

La Gatta soddisfatta da quella risposta e da ciò che ha visto, la condusse davanti al suo armadio dove serano appesi abiti sontuosi e di questi le fece dono del più bello.

Infine le dette lo staccio.

“Un ultimo avverrrtimento,” disse la Gatta, “quando udrrrai il rrrraglio di un asino prrrosegui senza voltarrrti. Al canto dell’usignolo voltati e guarrrrda in alto.”

La ragazzina ringraziò e si mise in cammino verso casa.

Udendo il raglio dell’asino continuò a camminare mentre al canto dell’usignolo si voltò guardando il cielo, dove, una stella cadente filò dritta verso di lei posandosi sulla sua fronte.

Giunta a casa fu accolta con stizza mal celata dalla zia e la cugina, che avevano sperato di non vederla tornare mai più.

Qualche giorno più tardi, avendo visto che la nipote aveva fatto ritorno più bella di prima, la donna decise di mandare al castello anche la figlia, sperando che potesse ricevere gli stessi doni.

La ragazza partì di mala voglia, sulla strada eccole farsi incontra la stessa vecchia.

“Dove vai?” Le chiese

“Dove mi pare.” Rispose lei sgarbatamente senza ascoltare la richiesta di farle compagnia.

Giunta al castello le si fecero incontro i cani che lei prese a calci.

Entrò e vide i gatti intenti nei loro lavori e fatiche e senza degnarli di uno sguardo né di un aiuto si diresse alla scala di vetro.

Salendo con mala grazia ne ruppe i gradini e senza chiedere permesso entrò nella stanza della Gatta.

Gli occhi verdi dell’animale fissano la sconosciuta fin nel profondo.

“Prrrrendi la spazzola e pettinami.” Disse allora la Gatta.

La fanciulla prese la spazzola e cominciò a strigliare il folto pelo della Gatta.

“Cosa trrrrovi?” Chiese nervosamente.

“Pulci e pidocchi.”

La Gatta si alzò di scatto indispettita e accompagnò la ragazza alla porta dicendole: “Quando udrrrai il rrrraglio di un asino prrrosegui senza voltarrrti. Al canto dell’usignolo voltati e guarrrrda in alto.”

La ragazza, infastidita per tutto quell’inutile viaggio, se ne andò senza salutare.

Sulla strada sentì il raglio dell’asino e subito si voltò incuriosita.

Le sue orecchie si allungarono e si riempirono di peli.

Spaventata corse a casa senza neppure udire, nonostante le orecchie, il canto dolce dell’usignolo.

Passano i giorni e la vista della bellezza dell’orfana era davvero intollerabile.

Madre e figlia decisero di rinchiuderla in una vecchia torre.

La fanciulla passava il suo tempo a scrutare il cielo da una stretta feritoia, illuminando con la stella che aveva in fronte il bosco circostante.

Attirato da quel bagliore e scintillio giunse un giorno un Principe.

I due giovani si innamorano e il Principe si prese cura della fanciulla portandole ogni giorno cose buone da mangiare e recitandole poesie.

La zia che passava una volta a settimana a trovare la nipote sperando di trovarla stecchita, si meravigliava del suo buonumore e del suo splendido stato di salute così per scoprirne il segreto rinchiuse anche la figlia.

La giovane quella notte, aspettò che la cugina si addormentasse, poi chiamò il suo Principe che appoggiata la scala di vetro alla torre, vi si arrampicò fino alla feritoia per parlare con la sua amata.

La cugina però non dormiva, faceva solo finta e così raccontò tutto alla madre e insieme decisero di porre fine all’idillio.

Nascosta nell’ombra in attesa dell’arrivo del Principe, la zia si era riempita di sassi le tasche del vestito.

Il Principe ignaro come ogni sera arrivò poggiando la scala ma, non appena fu in cima, la donna lanciò le pietre che frantumarono i fragili pioli, facendolo precipitare.

Subito venne soccorso dai suoi paggi e condotto al proprio castello per essere curato, ma le ferite erano tali e profonde che sembrava non ci fosse cura.

La donna liberò la figlia e con gioia vide la nipote struggersi dal dolore per la perdita del suo amato.

Era talmente contenta che si dimenticò di chiudere la porta, così quando calò la notte la giovane fuggì in cerca del castello del Principe.

Vagando nel bosco giunse invece alla casa di un Orco.

Era troppo buio ed era troppo stanca per lasciare quella casa.

Per celarsi alla vista dell’Orco cercò l’angolo più recondito e vi si nascose in attesa di poter fuggire.

Si era appena addormentata quando le voci cavernose dell’Orco e della moglie la destarono.

“Il Principe sta morendo,” disse l’Orco, “nessuno conosce il rimedio per curarlo. Nessuno tranne me… e certo io non lo dirò. In questo sacchetto che porto al collo c’è nascosto un amuleto rarissimo. Ho dovuto uccidere sette orchi per potermelo procurare. Un fiocco di neve purissima.”

La moglie vorrebbe vederlo ma l’Orco le disse: “Solo un cuore puro lo può guardare senza che si sciolga, e certo vecchia mia, io e te non ne possediamo neanche mezzo.”

La fanciulla non credeva alle proprie orecchie.

Attese che la coppia si addormentasse. Il profondo russare alternato e cadenzato di marito e moglie, la rassicurò.

Silenziosamente scivolò nella camera e con un coltello recise il laccio dell’amuleto.

Il cuore le batteva forte, talmente tanto che temeva di svegliare l’Orco che invece continuò placidamente a dormire mentre la fanciulla fuggiva correndo lontano.

Al mattino finalmente scorse il castello del Principe.

Le bandiere sventolano a mezz’asta.

Gli abitanti l’accolsero sconsolati… poiché il Principe sembrava non riuscire a riprendersi.

Lei chiese di essere portata nella sua stanza.

Aprì il breve e trovò un piccolo cristallo perfetto e meraviglioso, le sue dita subito si raffreddano al contatto.

Appena lo poggiò sulla fronte del Principe, la stella che lei stessa aveva tra gli occhi risplendette come non mai e le ferite scomparirono dalla pelle dell’amato come se non fossero mai esistite.

Tra lo stupore degli astanti e del Re, il Principe si svegliò.

Il Re domandò alla fanciulla cosa volesse come ricompensa, ma lei rispose di non volere niente poiché possedeva già tutto quello di cui ha bisogno: il cuore e l’amore del Principe.

Liberamente ispirata dalla fiaba “La novellina dei gatti dell’Umbria” di GIROLAMO DONATI, pubblicata in occasione di una conferenza sul folklore. Tipografia Boncompagni 1887, Perugia.
L’attuale versione è stata ampiamente modificata, l’amuleto salvifico costituito da un fiocco di neve è un’idea di Barbara Lachi.