Fiabe
Ovest Europa

Il Principe Zenzero

level 2
Difficoltà **
Temi : Eroi Famiglia

Riassunto: Una principessa crea con zenzero e farina il proprio sposo. Una regina rivale invaghita lo rapisce. La principessa dovrà superare delle prove per ritrovarlo e riportarlo a casa.

C’era una volta una Principessa, molto bella ed esigente.

Ogni giorno, riceveva offerte di matrimonio che immancabilmente, rifiutava.

Nessuno riusciva a conquistarne il cuore.

Il padre, spazientito da tutto questo suo rimandare, le impose di prendere una decisione.

“Se volete che io mi sposi”, disse la Principessa Ildegonda, “datemi della farina, zucchero e zenzero che voglio farmelo da sola.”

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Il Re pur di vederla sposata, le procurò tutti gli ingredienti.

Ildegonda si chiuse in cucina e cominciò a setacciare la farina, a misurare lo zucchero, aggiungere uova e infine lo zenzero, perché il principe fosse dolce, arguto e piccante come la spezia.

Impastava.

Impastava.

Impastò per sei mesi, lasciò che il composto lievitasse e poi riprese ad impastare per altri sei mesi.

Quando fu soddisfatta della consistenza, cominciò a creare le braccia, il busto, le gambe ed infine a dare forma al volto.

Appena lo ebbe completato, mise delle mandorle al posto degli occhi.

Lo guardava e sentiva di amarlo così profondamente, che si commuoveva da sola.

Finalmente al Re fu concesso di entrare in cucina e vedendolo pensò che la figlia avesse fatto bene, e che era il giusto consorte.

Tuttavia, il Principe Zenzero, non parlava e questo turbò un poco il Re.

“Non temere padre, tutto a suo tempo.” Disse la Principessa, e mise il Principe in una nicchia a riposare.

Ogni giorno lo andava a trovare e a parlargli lungamente.

Soprattutto le piaceva cantare per lui, una piccola filastrocca di sua invenzione:

-Farina e zenzero candito

Ho impastato per farne un marito.

Con zucchero di canna sopraffino

Ho creato l’uomo del mio destino.

Acqua, cioccolato e amore,

Ecco il principe del mio cuore.-

Ogni giorno per altri sei mesi la Principessa Ildegonda cantò così, finché una mattina, il Principe le rispose che anche lei, lo era del suo.

Il Principe parlava e parlava e diceva cose bellissime e intelligenti che piacquero moltissimo anche al padre, che fissò la data delle nozze.

Nel regno non si era mai visto Principe più bello e una coppia più felice e innamorata.

Tra i numerosi invitati c’era anche la Regina Ragnotta, che vedendo il Principe Zenzero, ne rimase così colpita e incantata che decise di rapirlo, e farne il suo sposo.

Ildegonda e Zenzero erano talmente innamorati che niente di quello che accadeva intorno a loro li turbava o li coinvolgeva.

Sembrava che il mondo non esistesse se non tra le loro braccia.

Così ogni mattina, quando si recavano a passeggiare nel giardino del castello, non c’era volo di insetto, canto di uccello, o sbocciare di fiore che potesse distogliere la loro attenzione l’uno dall’altra.

La Regina Ragnotta, nonostante indossasse un mantello vistoso e fosse seduta su una grande carrozza, arrivò al loro cospetto praticamente come se fosse invisibile.

Aprì il suo mantello e cominciò a muoverlo come fossero delle grandi ali.

Un forte vento si sollevò, gettando polvere negli occhi di Ildegonda e facendo volare verso di lei, il Principe Zenzero.

Le ali del mantello, quasi fossero una vischiosa ragnatela, si serrarono sul Principe catturandolo.

La Regina Ragnotta fuggì indisturbata, portandoselo via.

Quando Ildegonda, riuscì finalmente ad aprire gli occhi, vide il vuoto e poi gli alberi, i fiori, gli insetti e udì anche il canto degli uccellini ma non più il suo amato Zenzero.

Disperata, si mise a piangere.

Il Padre, sentendo tutto quel gridare accorse, chiedendo dove fosse finito il Principe Zenzero.

“Non lo so! Ho chiuso gli occhi per una folata di vento e quando li ho riaperti, lui non c’era più. Devo andare a cercarlo, ovunque il vento lo abbia portato.”

La Principessa salutò il padre, mettendosi in cammino senza una meta precisa. Vagava di paese in paese, di regno in regno, chiedendo ovunque se avessero visto un giovane bellissimo di nome Zenzero.

Per quanto camminasse e chiedesse, tuttavia, la risposta era sempre la stessa:

“No, non l’abbiamo visto.”

Cammina, cammina arrivò vicino ad una grande quercia, sotto la quale stava riposando un vecchio con una lunga barba bianca.

“Buongiorno” le disse il vecchio guardando le scarpe ormai consunte di Ildegonda, “dove stai andando?”

“Vado in cerca del mio amato Principe Zenzero che il vento, un giorno ormai lontano mi ha portato via.”

“Forse mia cara, devi sapere che non è colpa del vento ma, della Regina Ragnotta.” Disse il vecchio dandole una noce.

“Conservala con cura. La userai quando arriverai al castello della Regina. Continua su questa strada e domani incontrerai mio fratello, è molto più saggio di me e saprà certamente come aiutarti, tu digli che ti mando io e ti dirà tutto quello che devi fare.”
La fanciulla camminò tutta la notte tanto che non sentiva più i piedi, finché giunse sotto un’altra quercia, ancora più grande e più vecchia della’altra, sotto la quale stava seduto un vecchio, ancora più vecchio e con la barba ancora più bianca e più lunga dell’altro.

Ildegonda raccontò la sua storia, e disse che la mandava il fratello.

Il vecchio le dette una nocciola e una mandorla.

“Conservale con cura. Quando arriverai al castello apri la noce che ti ha dato mio fratello, quello che ne verrà fuori tu mettiti a venderlo. Non chiedere denaro ma la possibilità di dormire nella stanza sotto la quale dorme il Principe. Avrai così la possibilità di parlargli. Se non dovesse funzionare potrai provare aprendo la nocciola e se anche questa seconda notte non dovesse funzionare, potrai provare ancora una volta aprendo la mandorla.”

La Principessa lo ringraziò e si mise in cammino.

Giunta alle porte del castello aprì la noce.

Ne uscì fuori una fanciulla con un telaio con il quale tesseva un abito di fili d’argento. Passò la cameriera della Regina Ragnotta e nel vedere quella meraviglia pensò che dovesse subito comprarla per la sua padrona.

“Quanto costa?” Chiese.

“Non voglio denaro, ma dormire questa notte sotto la stanza del Principe Zenzero.”

La Regina non voleva accettare ma la cameriera le decantò talmente la magnificenza dell’abito che alla fine decise di acquistarlo e concesse a Ildegonda la possibilità di dormire nel castello, sotto la stanza del Principe.

Ildegonda trascorse l’intera notte a cantare la sua filastrocca:

Farina e zenzero candito

Ho impastato per farne un marito.

Con zucchero di canna sopraffino

Ho creato l’uomo del mio destino.

Acqua, cioccolato e amore,

Ecco il principe del mio cuore.-

Ma per quanto cantasse, con dolcezza, con disperazione, piangendo o ridendo, il Principe non la sentì perché dormiva molto profondamente.

L’indomani la Principessa aprì la nocciola da cui uscì una fanciulla che tesseva un abito con fili d’oro, più bello dell’altro.

La cameriera attratta dalle profferte della Principessa volle vedere il vestito e trovandolo davvero incantevole lo volle acquistare per la Regina.

Ildegonda chiese di poter dormire di nuovo nella stanza sotto quella del Principe.

Le fu concesso.

Con più forza e con voce più alta, Ildegonda cantò per tutta la notte ma il Principe non la sentì.

Triste e disperata aprì la mandorla da cui uscì una fanciulla che ricamava con pietre preziose un abito intessuto con fili d’oro.

La Regina non ebbe bisogno di essere convinta dalla sua cameriera e l’acquistò in cambio di un’altra notte.

Gli abitanti del castello ma soprattutto le guardie che avevano le stanze attigue a quella in cui la Principessa aveva cantato per due notti di seguito e non avevano un sonno altrettanto profondo, all’idea di passare un’altra notte insonne, andarono dal Principe Zenzero prima che facesse notte.

“Maestà”, disse il capitano delle guardie reali, “non avete sentito la fanciulla che canta per voi? Dice che siete di zenzero candito, che siete il suo amato marito. Che vi ha creato impastando zucchero sopraffino, cioccolato e amore e che siete il Principe del suo cuore… l’uomo del destino eccetera, eccetera.”

Il Principe rimase sorpreso e attese la notte accanto alla finestra.

La voce della Principessa Ildegonda si diffuse per tutto il castello.

Le parole della filastrocca salivano e scendevano, nelle scale, tra le pareti e sotto le tende:

-Farina e zenzero candito

Ho impastato per farne un marito.

Con zucchero di canna sopraffino

Ho creato l’uomo del mio destino.

Acqua, cioccolato e amore,

Ecco il principe del mio cuore.-

Il Principe non stava in sé dalla gioia e subito corse ad aprire la porta che separava le due stanze, ritrovandosi davanti la sua amata.

“Credevo che non ti importasse più di me e che mi avessi lasciato portare via dal vento.” Le disse abbracciandola stretta.

“Ti ho cercato per ogni dove!” Rispose la Principessa.

Si abbracciarono a lungo ma, dato che non c’era molto tempo da perdere, scesero nelle scuderie e presa la carrozza della Regina Ragnotta, fuggirono come il vento verso la loro casa.

Quando la Regina svegliandosi se ne accorse, erano ormai lontani.

Si arrabbiò talmente tanto che cominciò a gridare.

Gridando e sbraitando, si strappò tutti i capelli, poi le braccia, le gambe e infine la testa, per cui morì!

Il Principe e la Principessa sarebbero vissuti felici e contenti lo stesso, perché a loro bastava stare insieme, ma infondo era una cattiva di meno sulla terra… dunque molto meglio così!

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Il reuccio fatto a mano N°140 vol. II; da: (1) LETTERIO DI FRANCIA, Fiabe e novelle calabresi, N°. 5, Re Pipi, Calabria (Torino “Pallante”, fascicolo. 3/4 Dicembre 1929 e fascicolo 7/8 Ottobre 1931; e da (2) RAFFAELE LOMBARDI SATRIANI, Racconti popolari calabresi, N°13 La Turca Cane e Lu Rre fattu a manu, (1953, Napoli, Vol. I° unico)

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.