Racconti
Ovest Europa

Il pescatore verde

level 2
Difficoltà **
Temi : Eroi

Riassunto: Una principessa viene misteriosamente rapita. Il re suo padre, la promette in sposa a chiunque la ritrovi. Alla sua ricerca parte un famoso capitano e un povero pescatore che ritroverà per primo la fanciulla. Il capitano cercherà senza riuscirci di usurpare il ruolo di promesso sposo del pescatore.

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C’era una volta un giovane pescatore, talmente gentile che ogni pesce che pescava lo rigettava in mare e sebbene lo rendesse felice, di certo non lo rendeva ricco.

Un giorno mentre stava seduto sulla sua barca, vide passare il ciambellano del Re che con voce ferma gridava:“Udite, udite, chiunque ritrovi la Principessa nottetempo scomparsa dal castello, l’avrà in sposa.”

Per giorni cercarono la Principessa in ogni angolo della terra, sui monti e nelle valli, perfino nelle profondità di oscure grotte ma senza risultato.

Beniamino Babordo pensò di recarsi dal Re per dirgli di non preoccuparsi che sarebbe andato lui a cercarla in mare, visto che sulla terra non ce n’era traccia.

Beniamino Babordo stava spiegando al Re i suoi intenti, quando venne annunciato in pompa magna il Capitano Vasco Tribordon, che fece il suo ingresso accompagnato dal suo equipaggio.

Tutto agghindato, Tribordon camminava a grandi passi e scansando in malo modo Beniamino, disse: “Partirò io alla ricerca della Principessa!”

Il Re accolse la notizia con maggiore entusiasmo con il quale aveva accolto quella di Beniamino che comunque, non si offese e uscito dal castello, si imbarcò per andare alla ricerca della povera fanciulla.

Dal ponte della sua nave intanto Vasco Tribordon gridava: “Non vi preoccupate Maestà, la ritroverò in un battibaleno.”

E si mise a solcare i sette mari.

Beniamino partì insieme al suo fedele gatto con un occhio solo.

Remando, remando, scrutava minuzioso il fondo del mare, quando un gruppo di sardine si mise a nuotare intorno alla sua barca.

Nuotavano in sincrono e formavano forme armoniche e misteriose.

Beniamino le salutò immergendo la mano nell’acqua.

Le sardine si fecero ancora più vicine e cominciarono a sospingere la barca in direzione di una piccola isola, poco più grande di uno scoglio ma fitta di vegetazione e dall’apparenza deserta.

Beniamino accostò la barca e in compagnia del suo gatto, cominciò a perlustrare quell’isolotto circumnavigandolo.

Tra la folta flora che in parte ne celava l’ingresso Beniamino scoprì una grotta e cautamente scostando rami e fronde si addentrò.

L’acqua di un colore cristallino illuminava il fondo della grotta dove triste e sconsolata sedeva la graziosa Principessa.

“Finalmente!” Esclamò vedendoli, “come mi avete trovata?”

“Sono state le sardine a condurmi qui.” Rispose Beniamino sorridendo, mentre il gatto con un balzo, era già salito in braccio alla fanciulla pretendendo attenzioni.

“Dovete nascondervi”, disse allora la Principessa “perché tra un po’ tornerà il mio rapitore. È un potente mago capace di assumere mille forme. Quando viene qui ha la forma di una grossa piovra ma quando se ne va di nuovo si trasforma in un’ombrina e nuota via veloce…”

“Sarà in quel momento che noi la prenderemo!” Disse allora Beniamino mentre il gatto con un rapido scatto tornò nuovamente nella barca.

Beniamino si sistemò fuori dall’ingresso, disponendo la sua rete che avrebbe calato appena l’enorme piovra si fosse trasformata in pesce.

Improvvisamente una grossa ombra scura si avvicinò ed entrò nella grotta, Beniamino guardò attraverso le fronde e vide emergere i tentacoli del cefalopode. Con quelle sue lunghissime braccia si agitava intorno alla Principessa depositando ai suoi piedi perle e coralli preziosi.

Poi il suo corpo venne scosso come da un fremito e guizzando in aria cambiò velocemente aspetto assumendo la forma di un piccolo pesce che subito si tuffò in mare schizzando via.

Beniamino rapido come sempre gettò la rete e il pesce ne rimase prigioniero.

Al contrario delle sue abitudini stavolta non liberò il pesce ma buttato sul fondo della barca lasciò che il suo amico gatto si servisse.

In men che non si dica ne rimase solo una lisca ben spolpata.

Beniamino fece salire la Principessa sulla barca ed insieme si misero in viaggio per fare ritorno dal Re.

La Principessa per ringraziarlo di averla salvata gli fece dono del suo anello e mentre guardava il suo salvatore così gentile, si accorse che nonostante i poveri panni indossati, era davvero un bel giovane.

Mentre navigavano tranquillamente cullati dalle onde videro comparire la nave del Capitano Tribordon che, a grande velocità si avvicinava alla loro imbarcazione.

Giunto vicino, il capitano disse che era certo più saggio che salissero sulla nave per far rientro tutti insieme, ma appena la Principessa mise piede sul ponte, Tribordon ordinò ai suoi marinai di affondare la barchetta di Beniamino, che subito si inabissò.

Beniamino e il suo gatto tuttavia erano abituati a stare in acqua e dopo un po’, sebbene coperti di alghe, tornarono a respirare in superficie, dove la nave solcando rapidamente le onde si allontanava.

Rivolgendosi alla Principessa Tribordon disse: “Diremo al Re che sono stato io a salvarvi e infondo non è così lontano dalla verità, visto che vi evito il matrimonio con quell’umile pescatore.”

La Principessa non rispose e con lo sguardo ansioso scrutava le onde cercando di vedervi Beniamino.

Giunti al Regno furono accolti da grandi feste e immediatamente fissate le nozze.

Nuotando, nuotando, Beniamino con il gatto sulle spalle, giunsero a riva completamente ricoperti di alghe.

Sembravano un mostro marino appena spuntato da chissà quale abisso.

Così conciati andarono al castello, tutti quanti pieni di spavento di fronte a quella creatura verde, si scansavano per lasciarli passare.

“Maestà,” si udì dire da sotto le alghe, “sono io che ho salvato la Principessa.”

E così dicendo sollevò il braccio facendo brillare l’anello datogli in dono dalla Principessa.

“Il mio anello! L’anello che ho donato al mio salvatore!” Esclamò subito con voce cristallina e ferma la Principessa.

Il Re fece avvicinare la creatura, Beniamino si liberò delle alghe e il Re riconobbe il giovane pescatore.

Il gatto lo fissava con il suo unico occhio.

Il Re abbracciò Beniamino per ringraziarlo e subito furono stabilite le nozze.

Il Capitano Tribordon fu messo in prigione per le sue bugie e tutti vissero felici e contenti… soprattutto il gatto che da allora ebbe pesce in quantità.

Barbara Lachi from:ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: L’uomo verde d’alghe, N°2 vol. I; da: JAMES BRUYN ANDREWS, Tribord-amure, raccontata dalla vedova Lavigna in Contes ligures, tradition de la Rivière recuillis entre Menton et Gênes

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.