Fiabe
Ovest Europa

Il paese degli sciocchi

level 1
Difficoltà *
Temi : Eroi

Riassunto: Il giovane Arduino sposa la sciocca ma adorabile Gesualda che ogni giorno tra malintesi e fraintendimenti combina qualche guaio. Tuttavia Arduino imparerà che non tutto il “mal” vien per nuocere.

C’era una volta un giovane, fidanzato con una ragazza, graziosa quanto sciocca.

La ragazza aveva proprio un’attitudine innata, tramandata di generazione in generazione.

Infatti non solo era sciocca lei ma anche il padre e la madre, e il padre del padre del padre e della madre del padre o era la madre della madre del padre… insomma per farla breve tutta la famiglia.

In quei giorni fervevano i preparativi del matrimonio e Arduino, questo era il nome del giovane, (audace di nome e di fatto dato che si accingeva a sposare Gesualda), si recò a casa di lei per parlare con il padre.

Bussò alla porta.

“Chi è?” Rispose una voce da dietro le persiane chiuse.

“Sono Arduino, devo parlare col mio futuro suocero.”

I due genitori si erano appena alzati da letto e non indossavano niente, la donna andò dal marito e gli disse: “Di sotto c’è Arduino che ti vuole parlare.”

“Ma sono nudo, non ho niente da mettermi.”

La donna si guardò intorno e vide la cintura e porgendogliela disse: “Che sciocco che sei, mettiti questa! Io mi metterò la cuffia e scenderò con te, così saremo presentabili.”

“Hai ragione.” Disse l’uomo mentre si stringeva in vita la cintura.

E tutti e due scesero ad aprire.

Al povero Arduino quasi veniva un colpo e non sapeva dove guardare, imbarazzato, chiese di parlare con Gesualda.

“Vado subito.” Disse la madre correndo sulle scale, mentre tutte le sue grazie ballonzolavano su e giù.

“Presto, presto!” Disse la madre, “Arduino ti vuole parlare.”

Gesualda si stiracchiò tra le coperte e sbadigliando disse: “Ma sono nuda non ho niente da mettermi.”

“Sciocca come tuo padre! Guarda hai le tue ciabatte, metti quelle.”

“Siete sempre saggia cara madre!” Rispose felice Gesualda e indossate le ciabatte scese a parlare con Arduino.

Il cui coraggio, di fronte a cotanto spettacolo vacillò!

Tutto rosso e senza saper cosa dire fuggì lasciando i tre sulla porta, vestiti solo con una cintura, una cuffia e un paio di ciabatte.

Mentre correva lontano si ripeteva che di certo al mondo non ne potevano esistere di più sciocchi.

-Se ne trovo almeno tre, torno indietro e la sposo! –

Dopo aver rimuginato un bel po’ decise di partire e cammina, cammina, arrivò davanti ad una casa dove un pastore si accingeva ad abbeverare i suoi animali.

Arduino non poteva credere ai propri occhi, infatti l’uomo gettava nel pozzo una gerla.

Ovviamente appena il cesto usciva dal pozzo, l’acqua era già colata via.

-E uno! – Disse tra sé Arduino, mentre si avvicinava.

“Buongiorno, buon uomo, forse potreste provare con un secchio.”

“Ma guarda!” Disse il vecchio dandosi un colpo sulla fronte.

“Che bella idea che hai avuto. Voglio proprio provarci!” Disse, mentre legava un secchio al posto della gerla e gettatolo nel pozzo lo ritirò su colmo d’acqua.

Gli animali finalmente poterono dissetarsi e belarono un ringraziamento al giovane Arduino che scuotendo la testa si allontanò.

Cammina, cammina giunse in una grande aia, dove un altro contadino armato di forcone si dava da fare sbuffando e correndo come un matto su e giù.

Arduino si avvicinò e vide così che l’uomo cercava di radunare delle nocciole e metterle dentro delle casse.

Le nocciole, non per mancanza di volontà o dispetto, ovviamente non potevano restare in bilico sui rebbi del forcone e dunque l’uomo faticava inutilmente.

“Scusate se mi permetto, sono certo che la vostra esperienza vi abbia insegnato così, tuttavia”, disse Arduino, “se usaste una pala, potreste ottenere risultati migliori.”

“Una pala?” Disse l’uomo un po’ perplesso, “…Non ci avrei mai pensato, ma tanto peggio di così non potrò fare, ci voglio provare.”

Appena la ebbe imbracciata trovò che in effetti era attrezzo assai più utile e che forse per schiacciare le pulci al cane poteva provare con qualche altra cosa.

-E due! -Disse Arduino mentre si allontanava e già ripensava con affetto e indulgenza alla bella Gesualda.

Cammina, cammina giunse ad un casolare da dove giungevano i festeggiamenti per un matrimonio e tra musica e risate Arduino fu invitato a partecipare.

Nel bel mezzo del pranzo però il vino finì e la sposa scese in cantina a riempire la caraffa.

Trascorse una mezz’ora e della sposa non si avevano notizie, la madre scese a vedere cosa le fosse successo.

Neanche lei però faceva ritorno, fu allora la volta del padre della sposa che si alzò per andare a verificare l’accaduto.

Arduino cominciò a sospettare di aver trovato non il terzo ma addirittura un trio di sciocchi e scese a sua volta a vedere.

La cantina era interamente allagata, il vino sgorgava dalle botti lasciate aperte e i tre seduti in mezzo piangevano disperatamente.

Arduino pensò che fosse per tutto quel vino sprecato e cominciò a chiudere le botti, ma i tre continuavano a disperarsi.

“Vi stavamo aspettando, cosa è successo?”

L’uomo tirando su col naso e asciugandosi grossi lacrimoni, pieno di angoscia disse: “Mia figlia si è sposata e tra nove mesi potrebbe avere un bambino, che crescerà e lei lo vestirà, gli farà un berrettino…ma se il bambino muore che ne faremo del berrettino?”

Le lacrime ricominciarono a crescere copiose mentre tutti e tre gemevano rumorosamente.

A stento Arduino si trattenne dal ridere: “Lo metterete ad un altro!”

I tre si guardarono e trovando la risposta soddisfacente riempirono le caraffe e fecero ritorno alla festa.

-Penso a questo punto di poter tornare dalla mia Gesualda che poverina si sarò preoccupata. –

Gesualda in realtà non aveva capito di essere stata abbandonata sull’altare e tutta contenta si sposò.

Arduino si abituò ben presto alla mancanza di acume della moglie e non passava giorno che non ne combinasse una.

“Gesualda, ti ho portato della ricotta buonissima e degli spinaci, oggi a pranzo vorrei mangiare gli gnudi, li fai saltare con un po’ di salvia.”

“Va bene.” Disse lei che non era certa di aver capito bene.

In ogni modo si spogliò tutta nuda mise ricotta e spinaci in una padella con della salvia e si mise a saltellare in cortile!

Hop, hop!

Gridava tutta contenta tra un salto e l’altro, perché credeva di accontentare il marito.

Il cane che si chiamava Peggio, a sentire quelle grida si spaventò e scappò!

Alle persone che passavano, la povera Gesualda, senza però smettere di saltare con la padella, domandava preoccupata:“Avete visto Peggio?”

“No, no!” Rispondevano.

“Peggio di così non abbiamo mai visto niente!” Dicevano fuggendo traumatizzati.

Il povero Peggio intanto era andato a cercare il suo padrone Arduino, che immaginò che anche stavolta Gesualda avesse messo in atto qualcuna delle sue mattane!

Le mise addosso la sua giacca e la ricondusse in casa dove mangiarono degli gnudi buonissimi!

Arduino era mercante e doveva assentarsi per qualche giorno, tuttavia non se la sentiva di lasciare la sua amata da sola, chissà in quale guaio poteva cacciarsi, così decise di portarla con sé.

L’indomani le disse: ”Tira la porta a te e seguimi.”

In realtà fu colpa di Arduino che non controllò subito.

Erano infatti usciti dalla città che sentiva la moglie ansimare e sbuffare come un mantice.

“Mi devo fermare.” Disse mentre appoggiava a terra il grande portone di legno.

“Ma che hai fatto… oh mannaggia!” Esclamò Arduino.

“Hai ragione è colpa mia, che non sto mai attento a come parlo. Però adesso perché tu impari la lezione la porterai tutta da sola! “

Il villaggio era molto lontano e i due rallentati dal peso della porta, furono sorpresi dalla notte.

“Dovremmo fermarci qui,” disse Arduino “saliremo però su questa quercia per metterci a riparo dagli animali, o peggio dall’assalto di qualche brigante.”

Tutti e tre, con un po’ di fatica salirono sull’albero, Gesualda, la porta e Arduino.

Si erano appena addormentati che proprio sotto la loro quercia vennero due manigoldi che dovevano spartirsi la refurtiva di quella notte: gioielli e denari.

Forse fu a causa della paura ma Gesualda cominciò a sentire l’urgenza di fare pipì.

“Devo fare la pipì…” Sussurrò ad Arduino.

“Gesualda! Non ci provare!” Le sibilò di rimando Arduino.

“La devi trattenere! Se ci scoprono ci ammazzano!” Le disse perentorio e allarmato.

“Mi scappa proprio tanto.”

“Trattienila!”

“Tantissimo…”

“Trattienila!”

“Non resisto…”

“Trattienila!”

“Non ce la faccio più…”

“Trattieni…”

“LA FACCIO!” Lo interruppe Gesualda cominciando a fare pipì.

Sembrava stesse piovendo a dirotto che i due banditi infatti esclamarono:

“Ci ha sorpresi un temporale! Guarda come viene giù, se continua così verranno giù anche le nuvole!”

Detto fatto a Gesualda infatti sfuggì la porta che cadde sui due malcapitati che spaventati fuggirono.

“Altro che nuvola ci è piovuto in testa un pezzo di cielo!” Gridavano mentre correvano a più non posso.

Arduino e Gesualda restituirono la refurtiva ed in cambio ricevettero una lauta ricompensa.

Da allora Arduino sa che non tutto il male vien per nuocere.

Barbara Lachi from: 1. SEBASTIANO VASSALLI, Fiabe Romagnole e Emiliane scelte da Elide Casali (prima edizione Oscar Narrativa febbraio 1986), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 1999. Titolo: La valle degli sciocchi da GIOVANNI BAGNARESI (detto BACCOCCO), in Buonsangue Romagnolo, (Bologna, Cappelli, 1960, p.x)
2. ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Cicco Petrillo, N°105 vol. II; da: GIGGI ZANAZZO, Novelle, favole e leggende romanesche, N°10, Cicco Petrillo. Torino-Roma, 1907) (Vol. I delle “Tradizioni popolari romane”)

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.