Fiabe
Ovest Europa

Forte, Fortissimo e Spaccaferro

level 2
Difficoltà **

Riassunto: Un giovane con l’aiuto dei suoi tre cani libera il regno dalla minaccia di un potente drago. Un furbo avversario si appropria indebitamente della vittoria portando come prova le teste del mostro. Ma il giovane riuscirà a dimostrare la verità e a rivendicare per sé la mano della principessa.

C’era una volta un regno.

Era un regno pieno di dolore e tristezza, perché le famiglie che vi vivevano, ad una ad una, avevano dovuto sacrificare le proprie figlie, dandole in pasto ad un enorme drago con sette teste.

Il drago, usciva dalla terra tra puzza di zolfo e un denso fumo nero.

Muoveva le sue teste in ogni direzione, riempiendo il cielo sopra la città di orride grida, quelle della fanciulla di turno che veniva divorata.

Il Re aveva emesso un editto, con il quale prometteva in sposa, la sua unica e bellissima figlia, a colui che avesse liberato il regno da questo giogo funesto.

Tutti coloro che vi avevano tentato però, erano stati mangiati, insieme o prima della fanciulla che, inutilmente, avevano tentato di salvare.

Così, giorno dopo giorno, anno dopo anno, tutte le fanciulle erano scomparse, e coloro che erano disposti a tentare la sorte erano sempre meno.

Venne il giorno in cui, anche il Re, fu costretto a dare la propria figlia in pasto all’orrido drago.

La Principessa fu condotta sul ponte, bendata, legata e lasciata ad attendere la propria fine.

In quel preciso momento, giunse un giovane di nome Wiligelmo, che, avendo letto l’editto, si era messo in testa di sposare la Principessa.

Wiligelmo, era accompagnato dai suoi tre cani: il primo si chiamava FORTE, il secondo FORTISSIMO e il terzo SPACCAFERRO.

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Giunto sul ponte, vide la Principessa tremare e urlare di spavento.

Wiligelmo si mise ad aspettare l’arrivo del drago, ordinando a ciascuno dei suoi cani, di posizionarsi, in modo da attaccare le varie teste del drago.

Improvvisamente, la terra cominciò a tremare e un forte odore di zolfo riempì l’aria.

I tre cani in posizione di attacco, erano pronti a scattare al comando.

Le prime teste spuntarono dal suolo.

Occhi lampeggianti e fauci spalancate, le narici allargate per fiutare l’odore della sua vittima…

Il ragazzo diede l’ordine e Forte si lanciò sulle due teste e dopo una lotta furibonda, caddero entrambe a terra, staccate.

Dal terreno ne spuntarono altre due e Fortissimo si avventò ringhiando, il drago cercava di azzannarlo ma, Fortissimo era così veloce, che in breve ebbe la meglio e anche queste teste caddero a terra.

Il ragazzo ordinò allora a Spaccaferro di assalire le ultime teste non appena fossero spuntate.

Il cane pronto al combattimento, si avventò e cominciò a mordere e a sbranare, a staccare brandelli di pelle dai musi e dai colli del drago che si lamentava con stridula ferocia.

Spaccaferro non concedeva tregua, e ad una ad una, caddero anche le tre ultime teste.

Il ragazzo chiamò i suoi cani e li abbracciò, li carezzò lungamente per ringraziarli del loro valore.

Poi prese un coltello e da ogni testa, tolse la lingua.

Le avvolse in un panno e le mise nella sua bisaccia.

Sporco come i suoi cani, si diresse dalla Principessa per liberarla.

“Tornate pure al castello”, disse “Io e i miei amici dobbiamo renderci presentabili per vostro padre, per venire a chiedere la vostra mano.”

La Principessa, felice e incredula che quell’incubo fosse finito, corse al castello per avvisare che presto, sarebbe arrivato il loro salvatore.

Appena tutti si furono allontanati dalla scena, ecco comparire un Cavaliere che, vedendo che le teste erano rimaste sul terreno, le raccolse e con quel carico, si diresse verso il castello, per presentarsi al Re come colui che aveva sconfitto il drago.

Il Re, dalla gioia, quando lo vide gli corse incontro.

Una gioia immensa e incontenibile per aver potuto riabbracciare la propria figlia.

Così, parlava e rideva, lo abbracciava e piangeva e, vedendo che portava con sé le sette teste, non ebbe bisogno di chiedere altre spiegazioni.

Furono fissate le nozze e un banchetto per ringraziare quel prode Cavaliere, che non la finiva più di raccontare dettagli.

“Con la spada ho tagliato qui, e poi lì, ho saltato e girato con abile destrezza…” E tutti ad ascoltare con la bocca spalancata e ad applaudire ogni volta che diceva:

“Zac! E la testa cadeva, zac senza pietà!”

Wiligelmo intanto si era ripulito dalla polvere e dal sangue del drago, anche Forte, Fortissimo e Spaccaferro erano stati lavati e spazzolati e camminavano impettiti e fieri accanto a lui.

Giunti di fronte al castello, pensarono di aver sbagliato città, poiché in strada tutti erano in festa, ballavano, ridevano e si abbracciavano felici.

Wiligelmo pensò allora che tutta quella festa fosse per lui!

“Chi si festeggia?” Chiese.

“Oggi si festeggia il Cavaliere che ha ucciso il drago!” Disse qualcuno accanto a lui.

“Siamo tutti inviatati al banchetto! Ah se vedeste che bel Cavaliere, ci ha raccontato tutto: con la spada, zac! Zac! Una testa dopo l’altra.”

Wiligelmo capì che qualcuno si era fatto bello a sue spese.

Radunò i suoi cani e disse: “Bene amici miei ho ancora bisogno del vostro aiuto. Forte, voglio che tu vada nel salone delle feste: prendi le tovaglie e tira via tutto!”

Forte ubbidì.

Non si erano ancora seduti che il cane cominciò a saltare sui tavoli afferrando le tovaglie e facendo cadere stoviglie e portate e creando un gran scompiglio.

Ci volle un giorno intero per ripulire tutto ma, il Re aveva troppe cose per cui essere felice e ordinò un nuovo banchetto più sontuoso e bello del precedente.

Wiligelmo chiamò Fortissimo e ordinò di fare quello che aveva fatto Forte.

Fortissimo entrò come una furia tra grida e capitomboli degli astanti che cercavano di fermarlo senza riuscirci.

Se solo avessero saputo che aveva sfidato un drago a nessuno sarebbe venuto in mente di mettersi contro di lui.

In un attimo tutto era rovesciato e sottosopra…

Stavolta furono necessari due giorni per sistemare e preparare tutto.

Il Re sempre felice ma un po’ contrariato dall’accaduto decise di posizionare l’esercito e ordinò loro di catturare qualunque cosa avesse provato a rovinare quel nuovo banchetto.

“Mi affido a te mio caro Spaccaferro. Rompi tutto e poi scappa però tu fatti inseguire e portali tutti qui da me!”

Gli invitati si erano appena seduti a tavole e il Re stava cominciando il suo ringraziamento per il Cavaliere tutto sorrisi, quando irruppe Spaccaferro che come un tornado saltava da un tavolo all’altro rovesciando e spargendo pietanze sulle teste degli invitati che gridavano di paura e sdegno per quell’ennesimo affronto.

“Prendetelo, prendetelo!” Intimava furioso il Re, ma per quanto impegno ci mettessero Spaccaferro era più agile, più abile e veloce di chiunque.

Anche il Cavaliere provo con la sua spada: Zac, Zac!

Senza neppure riuscire a sfiorarlo.

Spaccaferro si diresse verso la porta e uscì inseguito dal Re, dall’esercito, dal Cavaliere, dalla Principessa, dame e camerieri, tutti di corsa dietro al cane fino ad arrivare al ponte dove ad attenderli c’era Wiligelmo.

“Signore”, disse il Re, “esigo una spiegazione!”

“Certo”, disse Wiligelmo “e una spiegazione avrete: io sono Wiligelmo e ho ucciso il drago.”

“Non dite sciocchezze, questo è il Cavaliere che ci ha liberati dal mostro.” Disse il Re indicando il Cavaliere, “Ci ha perfino portato le teste.”

“Perfetto”, disse il giovane “e possiamo guardare nelle loro bocche per controllare che ci siano le lingue?”.

“D’accordo”, balbettò il Re un po’ confuso, “ma se quello che affermate non dovesse essere vero, io vi taglierò la testa.” Concluse minaccioso riprendendo la sua consueta imperturbabilità.

“E sia.” rispose Wiligelmo.

Il corteo tornò al castello dove le teste erano ancora in bella mostra, tutti vi guardarono dentro, accorgendosi così, che delle lingue non vi era traccia.

“Oh bella, mancano le lingue.” Disse il Re.

“Infatti” spiegò compiaciuto Wiligelmo, “le ho prese io! Perché andare in giro con le teste, era al quanto scomodo. Inoltre, non è grazie alla spada di nessuno che il drago è stato sconfitto ma, alla forza e alla destrezza dei miei cani.” Concluse indicandoli.

Sentendosi nominare i tre fecero un inchino in segno di saluto, suscitando stupore e simpatia.

Senza porre altri indugi, furono fissate le nozze e la Principessa, poté vedere per la prima volta il suo vero salvatore…

Lo scriverò, anche se sono certa lo sappiate già: vissero tutti felici e contenti, tranne il Cavaliere…

Zac!

E la testa che cadde, fu la sua.

Barbara Lachi from: CLARA CECCHINI, Profacole e Picciavole, fiabe leggende e novelle raccolte in Umbria, Edizioni ARNAUD s.r.l., Firenze, prima edizione 1993. Titolo: La novella dei tre cani pp. 68/71 raccontata da GIUSEPPA MORDINI, (di anni 67), il 6/12/1988, Umbertide, (Perugia). (Ludwig Beckstein, I tre cani)