Fiabe
Ovest Europa

Fiordinando

level 3
Difficoltà ***

Riassunto: Un principe durante una battuta di caccia si perde e giunge in un castello misterioso dove conosce una principessa vittima di un incantesimo. Venendo meno ad una promessa la perde. Per riconquistarla dovrà superare molte prove.

C’era una volta un Principe di nome Fiordinando che trascorreva il suo tempo tra i libri, la testa immersa in mille storie e nello studio delle cose dell’universo mondo.

Tutto ciò di cui aveva bisogno sembrava trovarlo in quei tomi e volumi e il creato, si accontentava di guardarlo dalla finestra.

Aveva però un amico del cuore che spesso passava a fargli visita per raccontargli le mille avventure di caccia che viveva nei boschi.

Forse fu perché, quel giorno Fiordinando, aveva letto di animali esotici e meravigliosi che i racconti dell’amico gli parvero ancora più suggestivi che prese la decisone di seguirlo in una battuta di caccia.

L’amico ne fu quanto mai felice e con le mille raccomandazioni del Re i due giovani il giorno successivo si recarono nel bosco.

Mentre l’amico ad ogni dardo tirato, catturava un animale, Fiordinando si perdeva nell’esaminare da vicino quella natura finora studiata sui libri.

Tutto lo meravigliava e sembrava incantarlo.

Riconosceva una ad una le essenze e le specie di piante, sapeva risalire alla famiglia e mentalmente le catalogava.

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Mentre era preso dai suoi studi sul campo, ecco che un leprotto bianco attraversò il prato correndo e con un balzo si tuffò dietro un cespuglio.

Fiordinando incuriosito si mise ad inseguirlo, ma per quanto corresse il coniglio era sempre avanti e saltellando cambiava direzione inoltrandosi ora in un rovo ora in un cespuglio, sparendo tra radici e felci.

Fiordinando esausto, si arrese e si mise seduto su un tronco caduto e, solo allora si accorse di essersi inoltrato talmente tanto nel bosco da non saper dire quale fosse la strada che aveva percorso.

L’amico che fino a quel momento non si era accorto dell’assenza di Fiordinando cominciò a chiamarlo a gran voce ma nessuna delle sue grida raggiunse il Principe.

Sconsolato Fiordinando si guardava intorno quando tra le radici di un grosso albero gli sembrò di scorgere un bagliore, si avvicinò titubante e vide che c’era una scala i cui ultimi gradini si perdevano nell’ombra.

Fiordinando decise di entrare e scesi i cento gradini si ritrovò all’interno di un magnifico palazzo.

Fiordinando chiedendo permesso scivolava di stanza in stanza, trovando che erano una più magnifica dell’altra.

Infine vide una tavola riccamente imbandita e poiché aveva fame, si sedette.

Si era appena accomodato che entrarono una bellissima fanciulla con il volto coperto da un velo, seguita da dodici damigelle.

La fanciulla si sedette di fronte a Fiordinando e gli fece cenno di mangiare.

Per tutta la durata della cena nessuno proferì una parola né la magnifica fanciulla né le dodici damigelle e le domande di Fiordinando rimasero sospese senza risposta.

Finita la cena la fanciulla si ritirò con il suo corteo.

Fiordinando rimasto solo tornò a vagare per le sale del palazzo fino a quando trovò una camera ed essendo molto stanco si spogliò e si mise a dormire.

Aveva appena cominciato a prendere sonno che la fanciulla misteriosa fece il suo ingresso nella stanza.

Aiutata dalle silenziose damigelle si liberò degli abiti tranne che del velo e si mise a dormire a fianco di Fiordinando, che richiuse gli occhi e finalmente si addormentò.

Al mattino il Principe volle vedere se riusciva a ritrovare la strada di casa ma per quanto cercasse di riconoscere il percorso fatto, non riuscì a riconoscerne la strada.

Venne la notte e il Principe fece ritorno nel palazzo dove tutto si ripeté come il giorno precedente.

Fiordinando era diviso tra il desiderio di scoprire di più sulla fanciulla e quello di fare ritorno a casa.

Di nuovo provò a ritrovarne la strada e di nuovo tornò a perdersi e dover passare la notte nel palazzo.

Si era appena coricato quando ecco giungere la misteriosa fanciulla.

Come le altre notti rimase coperta solo del velo e si mise a dormirgli accanto.

Fiordinando non riusciva a prendere sonno e vinto dalla curiosità sollevò il velo per poterne vedere il volto.

Era la fanciulla più meravigliosa che avesse mai visto, anche nei dipinti o nelle sculture che lui conosceva non ce n’era nessuna che potesse tenerle il passo.

La fanciulla sentendosi osservata si svegliò di soprassalto e cominciò a gridare angosciata: “Sciocco che hai fatto, bastava quest’ultima notte e sarei finalmente stata libera da questo incantesimo e saremmo potuto uscire insieme da qui!”

Fiordinando non sapeva come scusarsi, balbettava frasi sconnesse rammaricato.

“Adesso dovrò partire. E diventerò il trofeo di una giostra che si giocherà di qui a sette giorni a San Pietroburgo.” Così dicendo scomparve.

Fiordinando la cercò in ogni stanza ma senza risultato.

Disperato uscì.

Non appena si trovò nel bosco, vide venirgli incontro il suo amico che lo andava cercando ormai da tre giorni.

Lo abbracciò con affetto e gli occhi pieni di lacrime.

“Credevo di averti perso per sempre, che ti fosse accaduto qualcosa e non me lo sarei mai perdonato.” Disse il giovane mentre continuava a guardarlo e abbracciarlo per assicurarsi che non ne mancasse qualche pezzo.

“Amico mio!” Rispose il principe cercando di calmarlo, “non preoccuparti sto bene ma adesso ho bisogno del tuo aiuto: dobbiamo partire per San Pietroburgo! Ti racconterò tutto quello che mi è successo, lungo il viaggio.”

I due giovani partirono immediatamente, cavalcarono per tre giorni e giunsero a San Pietroburgo dove i preparativi della giostra già stavano fervendo.

Trovarono posto in una locanda non troppo lontano e cominciarono ad informarsi sulla Principessa.

“Ogni giorno passa di qui in compagnia del suo corteo di damigelle. Chiunque la può vedere.” Rispose la figlia del locandiere che non riusciva a togliere gli occhi di dosso da Fiordinando.

“Mi piacerebbe tanto poterle parlare,” continuò il Principe, “magari io e il mio amico ci mescoleremo tra gli altri e magari saremo fortunati.”

La fanciulla però che si era presa per Fiordinando un piacer sì forte e sperava di dissuaderlo da quell’intento mise un potente sonnifero nel suo vino, cosicché quando i due si recarono a vedere il corteo si addormentarono lungo la via.

La Principessa riconobbe subito il suo mancato sposo e avvicinandosi provò in ogni modo a svegliarlo.

Lo scosse, lo accarezzò, provò perfino con un bacio ma Fiordinando continuò a dormire.

Rattristata e rassegnata consegnò ad un vecchio il suo anello con la promessa che lo desse al giovane addormentato.

Al suo risveglio il vecchio consegnò l’anello.

Fiordinando sebbene rattristato di non averle potuto parlare, ritornò felice alla locanda, stringendo tra le mani l’anello.

“Ci riproveremo domani, forse oggi eravamo troppo stanchi per il viaggio.” Si dissero i due giovani.

Ma anche il giorno successivo, ignari delle mire della figlia del locandiere i due giovani bevvero il vino con il sonnifero e così, al passaggio della Principessa, dormivano entrambi profondamente.

La Principessa provò in ogni modo perfino ad urlare nelle orecchie il suo nome ma niente scosse Fiordinando.

Come il giorno precedente lasciò in pegno il suo fazzoletto al vecchio che appena vide il giovane Principe svegliarsi andò a consegnargli il prezioso dono.

Fiordinando ascoltò dispiaciuto il racconto dei vani tentativi della sua amata e preso il fazzoletto, tornò alla locanda.

“Domani non berremo e non mangeremo niente.” Disse risoluto al suo amico.

Nonostante le insistenze della figlia del locandiere i due non toccarono nulla e così finalmente, Fiordinando e il suo amico poterono parlare con la Principessa che vedendolo sveglio stavolta era felice come non mai e gli consegnò una ciocca dei suoi capelli.

“Da domani, quando avrà inizio la giostra, metterai sulla tua lancia uno dei miei talismani.” Disse la Principessa speranzosa stringendogli le mani.

Indossata la sua armatura scintillante Fiordinando si sentiva invincibile, soprattutto in virtù di quei doni della Principessa posti sulla sua lancia.

Fiordinando vinse una sfida dopo l’altra e finalmente dichiarato vincitore poté sposare la Principessa.

Furono mandati a chiamare i suoi genitori e festeggiarono per giorni e giorni e vissero tutti felici e contenti.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: Il palazzo incantato, N°66 vol. I; da: GHERARDO NERUCCI, N°59 Fiordinando, raccontata dal contadino Giovanni Becheroni in Sessanta novelle popolari montalesi (Firenze 1880)

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.