Racconti
Ovest Europa

Caterina La Colta

level 3
Difficoltà ***
Temi : Eroi Famiglia

Riassunto: Una fanciulla colta e intelligente fonda una scuola. Umilia il re che per vendicarsi la sposa e la rinchiude. Caterina continuerà a prendersi gioco di lui per molto tempo fino a quando il Re resosi conto della propria stupidità, chiederà scusa.

C’era una volta una ragazza, intelligente e bella, le bastava osservare per capire le leggi del mondo, il sapere era per lei naturale, era un vero talento.

Imparò presto a parlare svariate lingue, a leggere e scrivere, quasi come fosse un gioco.

Il padre, un ricco mercante di Palermo, la chiamava Caterina la Sapiente.

Dopo la morte della madre, Caterina si chiuse nella propria stanza senz’altra compagnia dei suoi libri, trascorrendo le sue giornate a leggere.

A studiare e imparare le cose del mondo.

Il padre ne era talmente orgoglioso di lei, che pensava continuamente a come renderla felice, per ricambiare il sentimento di soddisfazione e gioia che gli faceva nascere nel cuore.

Consigliato dai suoi segretari, decise di aprirle una scuola nella quale lei avrebbe potuto insegnare tutto il suo sapere.

Alla scuola potevano andare bambine e bambini, ricchi e poveri, principi e contadini.

A tutti era data la stessa possibilità di studiare.

Un giorno, anche il Re di Palermo decise di iscriversi e seduto in classe insieme agli altri studenti cercava di risolvere un problema di matematica.

Conta che ti riconta quel problema sembrava per il Re senza soluzione.

Caterina che era tanto paziente quanto severa, vedendo il compito del Re pieno di errori e mancante di soluzione gli dette uno schiaffo!

Il Re colpito più nell’orgoglio che sul volto, tornò a Palazzo.

Dopo qualche giorno si presentò a casa del padre di Caterina e la chiese in sposa.

Caterina accettò la proposta e al matrimonio fu invitata tutta Palermo.

Dopo le nozze, giunti a palazzo il Re disse a Caterina:

“Chiedimi scusa per quello schiaffo!”

“No.” Rispose Caterina.

“Allora” disse il Re, “finché non lo farai starai in questa stanza sotto il castello.”

Aprì una botola e le ordinò di scendere, lasciandola al buio.

Senza farsi spaventare, Caterina che era donna di ingegno e di mille risorse, si mise a scavare il muro.

Scava, scava ecco che finalmente aprì un piccolo pertugio, un forellino grande abbastanza da permetterle di vedere il segretario del padre passare in strada.

Caterina lo chiamò, consegnandogli un messaggio da dare al padre.

  • Caro padre,

il mio sposo mi ha rinchiusa in una segreta del suo palazzo.

Non dovete preoccuparvi, vi chiedo solo di farmi avere del cibo e di scavare un

tunnel che dal nostro palazzo giunga fino a questo. –

Il padre mise subito tutti a lavoro e in men che non si dica il tunnel fu fatto. Caterina così, poteva andare e venire a proprio piacimento e mangiare molto più che un pezzo di pane raffermo.

Ogni giorno il marito le chiedeva del proprio pentimento ma Caterina, rispondeva che non solo non era pentita ma che presto, gliene avrebbe presto dato un altro.

Il Re decise di partire per Napoli. Avvertì Caterina e partì.

Caterina chiese al padre di prendere a Napoli un palazzo di fronte a quello del Re e di mandarle una nave agile e leggera, con mobili e suppellettili con la quale giunse a Napoli prima del Re.

Si vestì, si pettinò e si mise sul balcone.

Ogni giorno, il Re la osservava, le ricordava tanto Caterina, talmente era bella che se ne innamorò. 

“Siete sposata?” Le chiese il Re.

“No.” Disse Caterina.

“Mi ricordate tanto una fanciulla che conoscevo a Palermo.”

“Nel mondo siamo in sette ad assomigliaci, sarà una di loro.”

Passarono pochi giorni che erano già sposati e dopo qualche mese Caterina dette alla luce un bellissimo bambino.

“Lo chiameremo Arturo” disse il Re “ed essendo il mio primogenito un giorno sarà Re.”

Passarono due anni e il Re disse che doveva andare a Genova.

Caterina salutò il Re, ma appena fu uscito senza perdere tempo in pianti, scrisse al padre di prenderle un palazzo nella città di Genova, di fronte a quello del Re e di mandare mobili e suppellettili.

Poi salì sulla sua piccola nave che la fece arrivare a Genova prima del Re.

Si vestì, si pettinò e si mise ad aspettare sul balcone.

Il Re vedendola ne rimase folgorato non solo per la bellezza ma per l’incredibile somiglianza.

Facendo conversazione il Re si informò: “Siete sposata?”

“No, sono vedova, con un figlio.”

“Anch’io” le rispose il Re “Siete identica a due persone che conoscevo bene! Mi hanno detto che nel mondo, di ognuno di noi ne esistono sette. Sarete senz’altro una di quelle sette.”

Caterina era talmente bella che il Re si innamorò e le chiese di sposarlo.

Dopo qualche tempo nacque un bambino.

“Lo chiameremo Edoardo e sarà principe.” Sentenziò il Re.

Passarono due anni e di nuovo il Re decise di partire: “Devo andare a Venezia.” Disse.

Salutò moglie e figlio, e si imbarcò.

Caterina scrisse ancora al padre dicendo di prendere un palazzo di fronte a quello del Re e di spedire tutto il necessario.

Poi si imbarcò sulla sua nave agile e veloce e raggiunse Venezia prima del Re.

Si vestì, si pettinò e si mise sul balcone ad attendere il Re che infatti giunse e non ci fu bisogno di dire che ne rimase folgorato.

“Vedova con due figli.” Disse lei.

“Vedovo con due figli anch’io.”

 Il matrimonio fu festeggiato per tre giorni e da questa felice unione nacque una bambina. “La chiameremo Elisabetta.” Disse il Re.

Trascorsi due anni, Il Re sentì nostalgia di Palermo e decise di rientrare. Caterina senza perder tempo si imbarcò con i figli e in tutta fretta raggiunsero la città di Palermo.

Si recò al palazzo del padre, lo salutò e attraverso il tunnel tornò nella sua segreta ad attendere il ritorno del suo sposo.

“Buongiorno Caterina come stai?”

“Molto bene.”

“Ti sei pentita?”

“Assolutamente no.”

 “Hai pensato allo schiaffo che mi hai dato?”

“Ho pensato a quello che vi darò!”

“Se non ti penti io mi risposo!”

 “Sposatevi pure di certo non vi trattengo.”

 Il Re, allora, scrisse al Re del Portogallo per chiedergli in sposa la figlia.

Il matrimonio fu presto organizzato.

Caterina intanto vestì i suoi figli da figli di Re quali erano, e indossò un abito altrettanto meraviglioso che si addicesse alla sua bellezza.

Il giorno del matrimonio mentre il corteo sfilava si presentò al cospetto del Re e di tutti gli invitati.

I figli vedendo il padre gli corsero incontro per abbracciarlo, la Principessa del Portogallo capita la situazione risalì sulla nave e se ne tornò a casa.

Il Re, umiliato poté solo esclamare: “Che schiaffo!”

Caterina raccontò tutto e il Re non la finiva più di chiedere perdono. Fu così che vissero per sempre felici e contenti.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: “Caterina la Sapiente” N.151 vol.III; da GIUSEPPE PITRÉ, Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, 6. “Catarina la Sapienti”, raccontata da Agatuzza Messia. Palermo, 1875

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.