Fiabe
Ovest Europa

Candida e i briganti

level 3
Difficoltà ***
Temi : Eroi Famiglia

Riassunto: Una madre gelosa della bellezza della figlia ne ordina l’uccisione. Abbandonata nel bosco viene aiutata dai briganti. Scoperta la verità, la madre l’avvelena con l’aiuto di una strega. Viene risvegliata dal parrucchiere del Re.

C’era una volta, sulla strada che conduceva a Venezia una locanda, dove re e principi di passaggio si fermavano ad ammirare l’affascinante Locandiera.

La donna sembrava competere con le bellezze della città vicina.

Talmente grande era la sua vanità che amava specchiarsi nelle parole e nei complimenti degli altri.

Facendo strusciare le vesti quasi fosse un pavone, si aggirava tra i tavoli per servire i suoi nobili ospiti e superba e tronfia com’era, chiedeva il luogo di provenienza. Qualunque fosse la città, certa di conoscere la risposta, domandava se avessero mai visto una donna più bella di lei.

“No!” Rispondevano sempre gli avventori che non ricordavano una creatura più seducente.

La Locandiera aveva una figlia di nome Candida, con la pelle diafana e i capelli color del grano maturo.

Fin da piccola aveva mostrato una bellezza fuori dal comune ma, crescendo si andava trasformando in qualcosa di assolutamente perfetto.

La fanciulla sembrava non essere consapevole della propria bellezza.

Il suo nome si rispecchiava nel candore dei suoi modi.

Un giorno alla solita domanda rivolta ad un viaggiatore, la Locandiera si sentì rispondere: “Non nella mia città, ma in questa locanda, quando ho visto passare vostra figlia!”

Quella stessa sera, quando tutti se ne furono andati, la Locandiera chiamò il suo servitore e gli ordinò di andare in riva al mare.

“Costruisci una casa con solo una piccola finestra, poi portaci mia figlia e chiudila dentro.”

Candida cominciò così la sua vita nei pochi metri di quella piccola casa, continuando però a farsi ogni giorno più bella.

Passava molto tempo in piedi affacciata a quella minuscola finestra, guardando il mare e quel piccolo quadratino di cielo.

Fu così che un giorno, un viaggiatore di passaggio la vide e ne rimase turbato.

Giunto alla locanda si sedette per consumare il proprio pasto, ma con lo sguardo ancora rivolto a quella casetta in riva al mare.

“Buongiorno”, lo salutò la Locandiera e da un discorso all’altro eccola che pone la solita domanda: “…e avete mai visto una donna più bella di me?”

“No, non dalla città da cui provengo. Ma poco lontano da qui, in un capanno ho visto il volto di una bellissima fanciulla.”

La Locandiera lo salutò stizzita, poi chiamò il suo servitore gli ordinò di andare quella sera stessa alla casetta, di prendere sua figlia, condurla nel bosco e ucciderla: “Portami i suoi occhi come prova.”

Il servitore portò la fanciulla nel bosco ma non ebbe cuore di ucciderla.

“Nasconditi nel profondo del bosco e fai che nessuno ti veda.” Le disse mentre e la lasciava andare al proprio destino e la guardava perdersi nel fitto del bosco.

Alla Locandiera riportò gli occhi di un cerbiatto.

Candida, spaventata e sgomenta camminava nel bosco, inciampando nelle radici e graffiandosi con i rovi, continuava ad addentrarsi nel buio della foresta che tuttavia trovava rassicurante, si guardava intorno in cerca di un riparo, un rifugio e un po’ di protezione.

In fondo al bosco udì delle voci e vide delle luci, si nascose dietro un cespuglio e stette ad osservare.

Apriti Giogaia!”(1)

Dodici briganti armati fino ai denti a braccia conserte, stavano di fronte ad una parete rocciosa.

Candida sentì la terra tremare e vide la roccia aprirsi come se qualcuno vi avesse praticato un taglio, mostrando un antro luminoso: l’ingresso del nascondiglio dei briganti.

Una volta entrati tutti, sentì dire: “Chiuditi Giogaia!

E vide la montagna serrarsi senza che fosse visibile un segno o una traccia.

Trascorsa qualche ora la montagna tornò ad aprirsi, i briganti uscirono e si allontanarono.

Candida pensò che quel posto era il luogo perfetto per nascondersi, e come aveva sentito dire ai briganti ordinò alla montagna di farla entrare: “Apriti Giogaia!”

Nel cuore della montagna c’erano i dodici letti dei briganti e un lungo tavolo apparecchiato con dodici piatti.

Candida mangiò un po’ da ogni piatto e bevve da ciascun bicchiere, come segno di gratitudine mise in ordine la casa poi, si nascose sotto il dodicesimo letto e sul nudo pavimento si addormentò.

Neppure il rientro dei briganti riuscì a svegliarla, i quali si accorsero subito che c’era qualcosa di diverso e che in loro assenza qualcuno era entrato.

La casa era in ordine come non lo era mai stata ma, soprattutto era quella microscopica quantità di cibo mancante da ciascun piatto che non sfuggì a dei briganti tanto attenti ai dettagli.

Il giorno successivo, decisero che uno di loro sarebbe rimasto di guardia fuori dal loro nascondiglio in attesa del misterioso visitatore.

Ovviamente non venne nessuno, dato che Candida era già dentro.

Come il giorno precedente, bevve e mangiò solo una piccola porzione, poi pulì e sistemò la casa perché i suoi ospiti non pensassero che fosse una persona disonesta.

La sera al rientro si accorsero che qualcuno aveva fatto visita al loro covo, ma la guardia che era rimasta vigile e attenta tutto il giorno disse che non era entrato nessuno.

I compari, non gli credettero e lo tacciarono di menzogna e incapacità… epiteti che toccarono a turno a ciascuno di loro, dato che per i successivi giorni si alternarono fuori al posto di guardia ottenendo lo stesso risultato: il visitatore misterioso che mangiava, beveva e rassettava la casa sotto il loro disattento naso.

“Forse”, disse il capo, “non è fuori che dobbiamo sorvegliare ma dentro…”

Il mattino successivo fecero finta di uscire, tutti tranne uno che, si nascose vicino ai letti.

Candida sentendosi al sicuro uscì dal suo nascondiglio e dopo aver mangiato si mise come sempre a riordinare, quando con un balzò il brigante le saltò addosso immobilizzandola ma al contempo la rassicurava con le parole: “Non spaventarti non voglio farti del male! Volevamo solo scoprire chi fosse che viveva qui nel nostro covo… Dove sei la benvenuta se vuoi restare.”

Intanto anche gli altri briganti erano rientrati.

“Sarai la nostra sorellina!” Le dissero in coro.

Cominciò per Candida un lungo periodo sereno, i briganti si prendevano cura di lei, le facevano regali e le volevano bene.

Un giorno uno di loro, di passaggio verso Venezia vide la locanda e si fermò a mangiare.

La Locandiera cominciò con le solite domande, da dove venite, avete mai visto una donna più bella di me…

Il brigante rispose che veniva dal fondo del Bosco e che sì, l’aveva vista una donna più bella perché era la sua sorellina.

La Locandiera ebbe un moto di stizza perché immediatamente capì che il servitore l’aveva tradita, e che quella di cui stavano parlando era certamente sua figlia.

La sera quando anche l’ultimo dei viaggiatori ebbe lasciata la locanda, la donna uscì sul retro dove ogni sera passava una vecchia strega ad elemosinare un po’ di cibo.

La invitò ad entrare e subito le fece una proposta: “Se ucciderai mia figlia ti darò metà delle mie ricchezze!”

La vecchia si recò nel profondo del bosco, attese che i briganti si allontanassero e che la fanciulla uscisse per poterla avvicinare.

“Buongiorno bella bambina, vuoi comprare le mie spille?”

Candida non ne aveva bisogno, poiché i briganti la coprivano con ogni sorta di gioiello, ma dato che era sempre sola e soprattutto vedendo gli abiti laceri della vecchia ,pensò che poteva comprarne una per aiutarla.

“Lascia che sia io a mettertela tra i capelli!” Le disse la vecchia e cominciò a pettinarla, tirandole forte i capelli, per appuntarle infine il grosso spillone nella testa.

Candida morì all’istante.

Quando a sera tornarono i briganti e trovarono il corpo senza vita della loro amata sorellina, si misero a piangere disperatamente come bambini.

Un dolore incommensurabile li colse, tanto che non avevano neppure più voglia di rubare, la adagiarono nell’incavo di una vecchia quercia e rimasero lì a guardarla.

Un giorno passò un Principe e vedendo quegli uomini grandi e grossi afflitti e disperati versare lacrime davanti ad un albero, si fermò a chiederne il perché, tuttavia non appena scorse il volto della bella Candida non fu più necessaria nessuna spiegazione.

Il Principe se ne innamorò perdutamente e chiese ai briganti di fargliela portare al proprio castello, dove promise le avrebbe fatto realizzare una tomba di cristallo degna di una principessa.

I briganti erano alquanto restii ma vedendo l’autentico amore nello sguardo del Principe alla fine acconsentirono.

Fatta costruire la teca, il Principe trascorreva i suoi giorni ad ammirare l’amato cadavere.

La Regina madre, preoccupata per il figlio volle scoprire il motivo per il quale passasse tante ore chiuso nella propria stanza.

Il Principe le raccontò tutta la storia, la regina non era molto contenta dell’insano comportamento del figlio, ma sapendo anche che nelle famiglie reali spesso ci sono abiezioni e mal vezzi, decise di soprassedere.

Quello che però non poteva davvero sopportare era la brutta pettinatura della fanciulla.

Fu chiamato il parrucchiere di corte perché l’acconciasse come si deve.

Il corpo di Candida fu fatto sedere e immediatamente il parrucchiere cominciò a spazzolarle i lunghi capelli: rassetta e ravvia, ravvia e rassetta, si accorse del lungo spillone nascosto tra le ciocche.

Con delicatezza lo sfilò dalla testa e nello stesso istante, Candida aprì i suoi occhi splendenti, risvegliandosi dal lungo sonno.

La pettinatura era già pronta, le fu dato un abito elegante e venne celebrato il matrimonio a cui furono invitati anche i briganti che da quel momento, divennero soldati della guardia reale.

Tutti vissero felici e contenti, tranne la Locandiera che, sentendosi dire ogni giorno che la nuova Pincipessa era la più bella donna che esistesse sulla faccia della terra, andò a rinchiudersi nella casetta in riva al mare dove si lasciò morire di stenti.

Barbara Lachi from: ITALO CALVINO, Fiabe Italiane, (prima edizione 1956), Edizioni Oscar Mondadori, Milano 2002. Titolo: La Bella Venezia N°109 vol. II; da ANTONIO DE NINO 50, La Bella Venezia, L’Aquila, 1883

La fiaba è stata scritta da Barbara Lachi che ha utilizzato come fonte principale la raccolta Fiabe Italiane di Italo Calvino. Le versioni di Barbara Lachi sono nella maggioranza dei casi la riscrittura, al fine di evitare problemi dovuti ai diritti d’autore, ma molte delle fiabe hanno subito vere e proprie modifiche nell’andamento e nei finali.